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Recensione: Jim Jones and the Righteous Mind – Super Natural (2017)

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Dopo gli Hypnotics, i Black Moses e la Revue, ecco Mr. Jim Jones di nuovo al debutto. Ancora una volta con un disco pronto a tirarvi la sedia da sotto il culo e sfasciarvela in testa. Uno che ha ancora fra i suoi dieci dischi preferiti quelli di Stooges, MC5, Jerry Lee Lewis, Sly Stone, Tom Waits, dei Cramps e le storiche registrazioni di Alan Lomax difficilmente può sbagliare. E infatti non sbaglia.

Il nuovo progetto ha, rispetto ai precedenti, una maggior influenza gotica e noir che caratterizza canzoni spettrali come Shallow Grave e Everybody But Me e che si riversa copiosa dalle copertine così come dai tre video fin qui realizzati dalla band ma i nodi con le precedenze esperienze musicali di Jim Jones non sono stati affatto sciolti o recisi.

Gli Stooges e il boogie-rock del Killer sono la base acida dentro cui vengono disciolte canzonacce sbronze come Dream, Base Is Loaded e Something’s Gonna Get Its Hands On You mentre canzoni come No Fool, Aldecide o Till It’s All Gone perseverano a sfangare nel gusto peccaminoso del blues assordante e ferroso dei Grinderman. Super Natural conferma la caratura di Jim Jones, la sua grande capacità di rinnovarsi senza mai tradire la fede nel rock and roll più abbietto ed esagerato per pose e volumi. Daccene ancora, Lord Jim. (Franco Dimauro)


✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 1 Giugno 2017

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