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Recensione: Beach House – Depression Cherry, 2015 (full album stream)

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Se siete pronti a fluttuare Depression Cherry fa per voi, se invece siete troppo affezionati a questa dimensione terrena, talvolta aggrappati, talvolta comodi, be’, aspettate. Diciamolo francamente, i Beach House, dal 2006, sono i migliori figli del dream pop, partoriti da un amplesso delicato e raffinato di incroci tra Cocteau Twins, Slowdive e Chameleons. A oggi, visto l’amplesso, il risultato è: maturi e pronti al definitivo svezzamento. Legrand e Scally sanno dosare bene le loro forze, e la delicatezza dei loro suoni ne è la dimostrazione. Nove tracce che soffiano su cuori e anime di ascoltatori pronti a lasciarsi abbandonare e teletrasportare in dimensioni spazio-temporali, a noi umani, sconosciute. Si parte con un sottile “tu e io” pronunciato dalla deliziosa voce della Legrand, un sottile e garbato messaggio subliminale del duo all’ascoltatore pronto ad affrontare il viaggio. Un viaggio visionario, visionario come Levitation. Passano i minuti, piacevoli, e siamo immersi in Beyond love, qui ci accorgiamo definitivamente di fluttuare, cinque minuti in cui non vorresti mai scendere, suoni precisi, elettricità costante, sensualità. Tutto d’un fiato arriviamo a Bluebird, capolavoro dark wave accompagnato da una metrica perfetta e da un ritornello sussurrato a più voci che lascia di stucco per tanta bellezza. Ci rendiamo conto solo al minuto 34, che il viaggio sta per finire, Days of Candy inizia con un gospel visionario di voci e un piano sospeso nel tempo. Il brano incalza e si spegne lentamente, ritorniamo sulla terra con una domanda: “È stato un sogno?” (Giovanni Aragona)


✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 27 Ottobre 2015

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