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Elvis Perkins in Dearland – S.T. (2009)

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A due anni esatti dall’esordio discografico, l’apprezzatissimo Ash Wednesday, Elvis Perkins cambiando ragione sociale in Elvis Perkins In Dearland realizza il suo secondo album dal titolo omonimo e coadiuvato dai suoi Dearland (Brigham Brough al contrabbasso e sax; Wyndham Boylan-Garnett all’organo, trombone e chitarre e Nick Kinsey alla batteria e clarinetto.) ci regala dieci pezzi musicali dal notevole impatto emotivo. Canzoni dal sapore nobile e antico che mi stanno rinfrancando queste giornate primaverili non proprio entusiasmanti. Elvis è il nome che suo padre (il famoso attore Anthony Perkins morto di AIDS nel 1991) fan sfegatato del mito del rock‘n’roll nato a Tupelo nel 1935 mise al Nostro quando nacque nel 1976. Sfortuna ha voluto che perdesse anche sua madre, la nota fotografa Berry Berenson deceduta durante gli attacchi alle Torri Gemelle nel 2001. Tragedie familiari a parte Mr. Perkins in questa seconda fatica abbandona in parte quelle atmosfere lente, depresse e dolenti dell’album d’esordio per abbracciare un suono più vivace, corposo e bandistico benché la liberazione dalla tristezza e dal dolore non sia per nulla compiuta. Inserisco il CD nel lettore e parte la prima traccia Shampoo che mi conquista immediatamente spingendomi a risentirla almeno quattro volte di fila. Durante i ripetuti ascolti mi convinco che sia già un classico e nella mente mi ritorna il Bob Dylan di Street Legal. Alla fresca e pressante Hey cantata insieme a Becky Stark, voce femminile del gruppo californiano Lavender Diamone, segue la dolcissima Hour Last Stand e mi viene da pensare a un Leonard Cohen innamorato che si fa accompagnare dai Black Heart Procession meno strazianti. Dopo la ritmata ed eccitata I Heard Your Voice in Dresden ci si imbatte nel fascino sbilenco di Send My Fond Regards to Lonelyville arricchita con arrangiamenti da dixieland band; I’ll Be Arriving è uno spettrale e doloroso blues che riapre di nuovo la strada alla “Processione del cuore nero” mentre Chains, Chains, Chains così fortemente melodica coinvolge fino alla commozione. Ritornano le atmosfere disordinate ed esuberanti nello stile delle orchestrine tipiche della famosissima città della Louisiana in Doomsday laddove in 123 Goodbye e nella conclusiva e splendida How’s Forever Been Baby la malinconia si taglia a fette. Elvis Perkins In Dearland è un grande album di canzoni d’autore che traggono ispirazione dalle radici della musica popolare americana, soprattutto dal folk o meglio dal “folk and roll” (termine preferito da Perkins) con incursioni nel blues, nel country e nel jazz della vecchia New Orleans. Sono pronto a scommettere che questo piccolo grande songwriter in futuro ci riserverà delle belle sorprese. (Domenico De Gasperis)

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