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Intervista a Margherita Pirri

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Essenziale. Mi piace questa parola. Quando la musica torna alla sua origine pura e, appunto, “essenziale”. Perché la cantautrice milanese Margherita Pirri torna a fare questo in un nuovo lavoro che piace davvero tanto, accogliendo l’applauso della giuria tutta riunita a corte. Si intitola Looking for truth, e credo abbia poco da invidiare alle produzioni americane di quella canzone d’autore al femminile che tanto poi ha fatto storia nel corso dei decenni. Di sicuro non è un disco digeribile nel nostro quotidiano anche se resteranno per molto tempo le tracce di pezzi come “Briciola di Polvere” anche finalista al premio Bianca D’Aponte del 2012 oppure “Cara Milano” del passato disco Daydream (2011) citando solo le canzoni in lingua italiana. Per il resto è una “full immersion” di grande esterofilia d’autore, sottile e delicata, acustica e sussurrata, gustosa ed elegante. Appunto: essenziale. Buona lettura.

Intervista a Margherita Pirri di Alessandro Riva

Chitarra classica, chitarra acustica o chitarra arpa? Quale scegli e per quale motivo?
Sceglierei la chitarra acustica, mia fedele compagna e amica di lunga data. Ci affezioniamo molto ai nostri strumenti e come per le persone siamo molto legati a coloro che conosciamo da tanto tempo. La chitarra arpa posso dire è una “new entry” uno strumento affascinante che ancora devo imparare a conoscere bene.

A tutti piace guardare l’erba del vicino, quella sempre più verde. La tua musica va oltre i confini del nostro bel paese. Perché secondo te?
Credo sia giusto che per la nostra cultura personale si studino le arti, la letteratura e le lingue. Chi si limita a conoscere solo la propria lingua spesso lo fa per pigrizia o perché non è curioso. Fin da piccola sono stata abituata a pensare con la mia testa e mi è sempre interessata la musica, la cultura, la letteratura e il cinema e la cosa più bella è studiare, vedere un film o leggere un libro nella lingua in cui è nato, in cui è stato scritto, perché le traduzioni non rendono mai perfettamente ciò che voleva esprimere l’autore. Scrivo semplicemente di ciò che conosco, che ho conosciuto, studiato. Non importa in quale lingua, la musica è universale e ogni lingua è particolare e unica. Per quanto riguarda le melodie spesso ciò che scriviamo nasce grazie a un processo misterioso ed inconscio che è il frutto di un “mix” di tutto ciò che abbiamo ascoltato nell’arco di molti anni.

Pop commerciale. Levando i filtri e le risposte istituzionali. Quale risposta c’è tra le righe della tua musica alla mercificazione discografica italiana?
Quando scrivo non do risposte ma pongo molte domande, descrivo sensazioni ed emozioni che mi porto dentro. Scrivo nel modo che credo mi rappresenti e spero che gli ascoltatori sentendo una mia canzone viaggino un po’ con il cuore e con la mente. Cerco di rimanere me stessa e mi rendo conto che non è facile nel mondo musicale di oggi in cui si cerca spesso un successo facile ed effimero.

E quindi tornando sempre su questo tema: Margherita Pirri e l’Italia. Come vivete assieme?
Sono italiana, ho vissuto qui da quando sono nata. Amo il nostro cantautorato e cerco di portare il nostro bagaglio culturale all’estero e spero anche viceversa perché alla fine la musica non ha una lingua per eccellenza ma è di per sé universale, le parole possono solo esprimere quel qualcosa in più, possono attraverso un connubio creare immagini ed emozionare, anche se amo molto anche le canzoni in cui il testo è in secondo piano rispetto alla musica.

Milano e i grandi centri. Se tu fossi nata musicalmente in una piccola provincia, la storia sarebbe simile?
In realtà anche se sono nata a Milano vivo proprio in una piccola provincia nell’hinterland di questa grande città, in piena campagna a contatto con la natura. Anche se amo molto Milano non credo potrei mai viverci perché sono abituata a svegliarmi e vedere un’immensa distesa di verde, di campi e alberi magnifici. La natura m’ispira molto quando scrivo, in passato ho trascorso ore ed ore a girovagare in bicicletta in compagnia solo dei miei pensieri; una distesa di alberi, uno specchio d’acqua, un campo di girasoli o un tramonto possono parlare molto più di mille parole. Non credo potrei mai separarmi dalla natura a cui sono abituata, anzi, forse col tempo ho sempre più bisogno di silenzio, serenità, di disperdermi nei campi con il mio cane e sempre meno del traffico e dell’incessante routine delle grandi città.

Chiudendo gli occhi trovo grandi nomi come Joni Mitchell. Sbaglio? E se ti dicessi i Beatles? E se ti dicessi Leonard Cohen?
Sono artisti meravigliosi che hanno saputo regalarci della musica sempre attuale che non morirà mai.

Erotico, sensuale, introspettivo, malinconico e vellutato. Cosa manca secondo per raccontare il tuo disco? Invece, cosa senti che sia sbagliato?
Credo spetti all’ascoltatore trovare le sensazioni ed emozioni adatte a descrivere le mie canzoni. Non mi piace dire troppo o influenzare, credo potrebbero trovare tutto o niente.



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