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Recensione: Baby Woodrose – Freedom, 2016 (full album stream)

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Settimo album per i danesi Baby Woodrose. E non uno brutto. Ma neppure uno più bello degli altri. Semplicemente, tutti uguali. Che sia un bene o un male, sta a voi deciderlo. Freedom non fa eccezione rispetto agli altri lavori del barbuto Lorenzo: i Monster Magnet schiacciati sulla matrice degli Elevators (per scaramanzia non diremo il piano).

Fuzz e wah wah come piovesse, un certo “vento” cosmico creato all’echoplex e un incessante turbinio circolare. Il disco è incentrato sul nuovo concetto di schiavitù del secolo attuale. Schiavitù dalla tecnologia ed isolamento sociale. L’uomo domotico. Incapace di provare un’emozione vera come di prepararsi un caffè, totalmente soggiogato dalle macchine tanto da diventare macchina anch’egli. L’uomo che non tocca più nient’altro che un display, diventata la nuova maschera dietro cui mettere in scena la propria commedia dell’arte, senza averne alcuna. Di questo ci parla Lorenzo Woodrose, nella speranza si apra il terzo occhio prima che si chiudano definitivamente gli altri due. (Franco Dimauro)


✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 27 Settembre 2016

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