Ripercorri la vita di Prince Rogers Nelson (1958-2016), cantautore e polistrumentista iconico. Dalla precoce padronanza degli strumenti all'innovazione commerciale su Internet. Analisi del successo mondiale di Purple Rain, il conflitto con Warner Bros. e la scelta del Love Symbol. Un tributo all'artista che ha lottato per la libertà creativa.
Prince (foto di Jeff Katz)
Prince Rogers Nelson (Minneapolis, 7 giugno 1958 – Chanhassen, 21 aprile 2016) è stato un cantautore, polistrumentista e produttore discografico statunitense la cui influenza ha segnato in modo indelebile gli anni Ottanta e Novanta. La sua figura è stata celebrata dalla rivista Rolling Stone, che lo ha inserito tra i migliori 100 artisti, cantanti e chitarristi di sempre. Il genio di Minneapolis, come veniva spesso soprannominato, si dedicava in autonomia a ogni fase della sua produzione, dalla composizione all’esecuzione. Questo controllo artistico totale lo ha reso un’icona di creatività e indipendenza.
Nato in una famiglia afroamericana con forti legami con la musica – il padre, John Lewis Nelson, era pianista e compositore, la madre, Mattie Della, una cantante jazz – il destino musicale di Prince era segnato. Il suo nome derivava proprio dal nome d’arte del padre, Prince Rogers.
Già a sette anni, Prince scrisse il suo primo brano, Funk Machine, dimostrando una precocità fuori dal comune. Nonostante la separazione dei genitori, il suo interesse per la musica fu sempre incoraggiato. Durante gli anni della Central High School, dove eccelleva anche in sport come il basket, Prince conobbe Jimmy Jam, il quale rimase colpito dal suo talento e dalla sua padronanza degli strumenti. La sua dedizione era inequivocabile.
A soli vent’anni, nel 1978, Prince firmò con la Warner Bros. ottenendo un contratto che lo riconosceva non solo come esecutore ma anche come produttore. Una condizione eccezionale che lo rese il più giovane produttore discografico fino a quel momento. Pochi mesi dopo, uscì il suo primo album, For You, un lavoro interamente autoprodotto, scritto, suonato e interpretato da lui. Sebbene l’album fosse in linea con la disco-music dell’epoca e ne evidenziasse il talento tecnico, fu l’album successivo, Prince (1979), a ottenere il successo commerciale, vendendo un milione di copie negli Stati Uniti.
Per i successivi tour, Prince reclutò la sua prima band di supporto. Tra i musicisti c’erano l’amico André Cymone al basso e Matt Fink (che divenne il personaggio di Dr Fink). L’idea era quella di creare una band multietnica e composta da “personaggi”, sulla scia dei Family Stone. A partire dal 1982, questa formazione fu accreditata come The Revolution nell’album 1999.
Il decennio degli anni Ottanta vide la trasformazione di Prince in un’icona sessualmente ambigua e androgina, come mostrato nel tour di Dirty Mind. Nonostante una feroce contestazione durante l’apertura dei concerti dei Rolling Stones nel 1981, Prince perseverò.
Il successo globale arrivò nel 1984 con il progetto multimediale Purple Rain. Composto da un film musical e dalla colonna sonora omonima, il progetto portò Prince a eguagliare i Beatles nel detenere contemporaneamente la prima posizione nelle classifiche di singoli, album e film. Il brano When Doves Cry ottenne il Golden Globe e il film l’Oscar alla migliore colonna sonora. L’album Purple Rain vendette oltre tredici milioni di copie solo negli Stati Uniti.
Questo progetto segnò anche una svolta nella sua metodologia: dopo aver lavorato a lungo in solitaria in studio, Prince permise ai Revolution di partecipare attivamente alle registrazioni. La scabrosità del brano Darling Nikki portò Tipper Gore a fondare un comitato (P.M.R.C.) che chiese un maggiore controllo sui testi espliciti, portando alla creazione del logo Parental Advisory – Explicit Lyrics.
La vena innovativa di Prince si manifestò anche in campo commerciale, rendendolo uno dei primi artisti a sfruttare Internet per la promozione e la vendita online. Dopo il successo di Purple Rain, l’artista continuò a sperimentare con album come Around the World in a Day (1985), fortemente influenzato dai Beatles, e Parade (1986), colonna sonora dell’insuccesso cinematografico Under the Cherry Moon. Il suo genio era riconosciuto anche da leggende come Miles Davis, che lo definì il nuovo Duke Ellington e con cui collaborò più volte.
La tensione con la Warner Bros. portò Prince a una mossa radicale nel 1992: per affrancarsi dal nome “Prince”, che era un marchio registrato dalla casa discografica, l’artista cambiò il suo pseudonimo in un simbolo impronunciabile, un incrocio tra il simbolo maschile e quello femminile, noto ai fan come Love Symbol. Per un periodo, fu noto anche come TAFKAP (The Artist Formerly Known As Prince) o semplicemente The Artist. Questa decisione segnò il culmine della sua battaglia per la proprietà dei master delle sue registrazioni. Album come Love Symbol Album (1992) e il triplo Emancipation (1996) dimostrarono la sua incessante produttività anche in questa fase di transizione.
All’inizio degli anni Duemila, Prince tornò a usare il suo nome originale. La sua conversione ai Testimoni di Geova e la scelta di diventare vegetariano segnarono un cambio radicale nello stile di vita e nei testi, che si liberarono dei precedenti riferimenti erotici. In questo periodo, Prince si dedicò a progetti più sperimentali, come The Rainbow Children (2001), distribuito unicamente online, e album strumentali, seguendo il proprio istinto artistico piuttosto che le aspettative del mercato.
Prince Rogers Nelson è stato un artista che ha plasmato la musica moderna non solo attraverso i suoi successi mondiali, ma anche attraverso il suo pioniere utilizzo della tecnologia e la sua coraggiosa lotta per la libertà creativa.
Prince ha lasciato un’eredità inestimabile, fatta di innovazione musicale, padronanza strumentale e una costante ricerca di autonomia creativa. Dagli esordi in solitaria alla fondazione dei Revolution, dalle provocazioni di Darling Nikki alla maturità di The Rainbow Children, Prince ha dimostrato che il vero artista è colui che non si arrende mai alla convenzione. Il suo genio continua a risuonare nella storia della musica. (La redazione)
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