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Recensione: The Housemartins – The People Who Grinned Themselves To Death (1987)

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Non saprei dirvi fino a che punto “La Gente Che Sogghignava Fino a Morire” possa essere considerato “un disco per l’estate[1] ma questo secondo e ultimo lavoro in studio degli Housermartins, che segue il ben più noto e seminale London 0 Hull 4 del 1986, è quanto di più leggero e allo stesso tempo vibrante abbia potuto ascoltare sul finire degli anni ottanta e che, a distanza di 24 anni, torna ad accompagnarmi in questo nuovo solstizio d’estate. Anche se meno cristalline e sorprendenti delle tracce contenute nell’album d’esordio (si pensi, per esempio, ai singoli Flag Day, Happy Hour e Sheep che, in qualche modo, riuscirono a scombinare le classifiche inglesi di quegli anni), quelle messe in scena da P. d. Heaton (voce), Stan Cullimore (chitarra), Norman Cook (basso) e Dave Hemigway (batteria) con questo The People Who Grinned Themselves To Death sono brani che, nonostante una formula più “ragionata”, riescono ugualmente a trastullare lo spirito senza mai allontanarsi dalle corde del cuore. Un mix ben equilibrato di inebrianti motivi sixties e testi di denuncia sociale capaci di essere tanto ironici quanto toccanti a partire dall’iniziale title track, che pigia subito sull’acceleratore assieme alle spumeggianti The world’s on fire, Me and farmer, Five get over excited, passando attraverso le cedevolezze pop e acustiche di The light is always green e Johannesburg, fino a immergersi nella meravigliosa ballata conclusiva di Build che, come ogni estate che si rispetti, riesce ancora oggi a trasmettermi quel pizzico di amorevole nostalgia. (Luca D’Ambrosio)

[1] Recensione pubblicata su ML – n. 56 del 28 luglio 2008


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