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Sigur Rós – Varsavia, Anfiteatro del Parco di Sowinskiego (20.08.2008)

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L’amore non si spiega”, così canta Sergio Cammariere in una delle sue ultime composizioni. Ed è per questo che molto probabilmente mi ritrovo qui, a Varsavia, in questa mite serata di agosto ad ascoltare in splendida compagnia quelle che Maurizio Marino nel suo libro dedicato ai Sigur Rós chiama “Sinfonie dai mari del nord”. Fanno da cornice quattro grandi palloni bianchi posti sullo sfondo del palcoscenico e un anfiteatro alquanto incantevole, immerso nel verde Parco di Sowi?skiego non molto distante dal centro della città, gremito di un pubblico educato ma sorprendentemente caldo e partecipe che, dopo aver ascoltato e applaudito i passaggi strumentali di Ólafur Arnalds (altro giovane compositore figlio della fervida Repubblica d’Islanda), incita ripetutamente e a gran voce l’ingresso del quartetto islandese. Ancora qualche minuto, giusto il tempo di sistemare e accordare gli strumenti, ed ecco che improvvisamente le luci si spengono mentre le note di Svefn-g-englar seguite da una calorosa ovazione introducono Orri Páll Dýrason (batteria), Georg “Goggi” Hólm (basso), Kjartan “Kjarri” Sveinsson (tastierie) e il cantante-chitarrista Jón Þor “Jónsi” Birgisson che stringe nel pugno della mano destra il suo archetto per violoncello. Poi tutto tace, e a farla da padrone sono soltanto le melodie dei Sigur Rós con la voce lieve e tremolante di Birgisson che canta anche attraverso i pick-up della sua chitarra riuscendo a “turbare” finanche qualche sparuto spettatore accovacciato in religioso silenzio al di là della recinzione. Seguono Glósóli, Ný batterí, Fljótavík, Festival, Hoppípolla, Með blóðnasir, Inní mér syngur vitleysingur, Við spilum endalaust con accenni di danze e abbracci appassionanti, intervallati da applausi scroscianti che accompagneranno la band per tutta l’esibizione. Tra lanci di coriandoli, palloni che si illuminano e mani che si stringono forte si va avanti con Heysátan, Olsen Olsen, Sæglópur, Hafssól fino ad arrivare alla trepidante Gobbledigook che chiude un’ora e mezza di un concerto magico e davvero emozionante. Il pubblico però ha ancora l’entusiasmo alle stelle e non vuole saperne affatto di mandare a casa i suoi beniamini che, senza esitare, tornano a deliziare i presenti con ben due brani (Popplagið e Viðrar vel til loftárása) meritandosi una lunghissima e sentita standing ovation. Il cielo di Varsavia è stellato e tutto intorno sembra così meravigliosamente perfetto! Già, è proprio vero: “L’amore non si spiega”. (Luca D’Ambrosio)


✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 18 Agosto 2011

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