Grace’s Corner: Jane’s Addiction vs Red Hot Chili Peppers

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Invecchiare e rimanere al contempo giovani. Il sogno di molti, soprattutto in tempi come questi, dove l’apparenza ha preso il posto della saggezza. Si nascondono le rughe con attestati di virilità e ci si vanta di comprendere il presente perché i neuroni hanno dimenticato il passato. Succede, ahimè, in politica, dove la memoria storica ha lasciato il posto alle barzellette sconce e accade nella musica, dove si tende a regredire non più allo stato primitivo ma allo stato vegetativo. Si congela un’idea, la si scongela solo all’occorrenza e la si consuma assieme in un banchetto posticcio e privo di euforia. I Red Hot Chili Peppers a questo ci hanno abituato da anni, ma i Jane’s Addiction non avrebbero dovuto tirarci questo scherzetto. Solo ai nostri figli poniamo limiti, desiderosi di vederli crescere e maturare sperando anche che la vita gli sorrida. Perry Farrell e Dave Navarro invece li vorremmo sempre tossici, intenti tra un porno e l’altro a raccontarci l’altra prospettiva della vita, quella più spirituale e mistica. Invece il conto in banca non basta più a comprarsi erba buona e una nuova tavola da surf, così Perry chiama Anthony e gli chiede delucidazioni riguardo l’elisir di lunga vita. Il baffo (adesso va di moda, dicono) gli consiglia di seguire l’istinto, sempre però con lo sguardo rivolto al presente. Nasce così “The Great Escape Artist“, che vince ai punti rispetto al lavoro “I’m with you” dei peperoncini, solamente perché Navarro ha ancora la forza di farsi tirare l’uccello e perché Farrell si guarda allo specchio non più deforme dall’acido ma con rughe di autentica consapevolezza. Poco importa se questo presente non vale nemmeno la metà del passato che abbiamo alle spalle. Questo però è un discorso da nostalgici e non voglio minimamente caderci o rimanerci invischiato. Ascolto divertito e guardo avanti, verso nuovi paladini quali John Dwyer dei Thee Oh Sees che non ha i baffi, martoria una chitarra suonando garage pop psichedelico e si depila il petto solo per poterci scrivere sopra “Songs”. Che a guardare bene è l’unico presente possibile in tutta questa incertezza. (Nicola Guerra)

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