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Categorie: ARTICOLI

Recensione: The Coral – Magic and Medicine (2003)

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Dopo lo scoppiettante esordio del 2002, la formazione di Hoylake (Merseyside, Regno Unito) si presenta al grande pubblico con un disco più riflessivo e meno crepitante del precedente. Magic and Medicine è, infatti, un album mitigato nelle atmosfere, dove il canto di James Skelly – abile, a tratti, nel rievocare quello di Lee Mavers dei La’s – trova finalmente equilibrio e dove certe classicità sonore (’60 e ’70) vicine a formazioni come Kinks, Love, Animals e Beach Boys diventano meno boriose e impudenti. E così, tra reminiscenze garage rock (Confessions Of A.D.D.D., Talkin’ Gypsy Market Blues) e inclinazioni neo-psichedeliche (All Of Our Love, In The Forest), si registrano echi country western di Morriconiana memoria (Don’t Think You’re The First, Secret Kiss, Bill McCai) e ballate folk, melliflue (Liezah) e sofferenti (Eskimo Lament), mentre gli ammiccamenti jazz di Milkwood Blues e le andature latino-americane di Careless Hands completano e suggellano, anche se in maniera diversa, questo secondo lavoro dei Coral. Un condensato di musica pop dagli effetti magici e terapeutici. (Luca D’Ambrosio)

[1]Recensione pubblicata su ML – n. 45


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