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Aboliamo la parola “iconico”

L’inflazione linguistica di 'iconico': dal marketing ai media, oggi ogni oggetto o personaggio diventa automaticamente straordinario. Ma se tutto è iconico, niente lo è davvero. Scopri perché questa parola è diventata un jolly semantico e perché forse è ora di abolirla.

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C’era una volta un mondo in cui gli aggettivi avevano un significato. Poi arrivò iconico. Da allora, tutto – ma proprio tutto – è diventato iconico: borse, sneakers, cantanti, cocktail, persino una brioche al bar sotto casa se farcita con sufficiente entusiasmo. Un’inflazione linguistica così sfacciata da far arrossire persino “epico”, che dopo anni di abuso sta finalmente godendosi una pensione meritata.

Il problema è che iconico non descrive più niente: è il jolly pigro del lessico contemporaneo, la stampella con cui si regge ogni comunicato stampa, la bracciata disperata di chi vuole trasformare l’ordinario in straordinario senza fare la fatica di spiegare perché. Un termine talmente abusato da essere passato, in pochi anni, da aggettivo preciso a cerotto semantico da applicare ovunque, anche dove farebbe più senso un silenzio imbarazzato.

Si potrebbe dire che il primo responsabile è il marketing. Le cartelle stampa hanno smesso di “presentare” o “descrivere” qualcosa: ora “celebrano”, “reinterpretano” e, ovviamente, “rilanciano in chiave iconica”. Il risultato? Un mondo in cui ogni nuova t-shirt è una “rivisitazione iconica dell’identità di brand”, mentre il prodotto precedente, lanciato tre mesi prima, era già stato salutato come “un’icona del lifestyle contemporaneo”. Un po’ presto per diventare iconici, ma tant’è: la trafila è veloce, il glossario ancora di più.

E non che i media siano innocenti, eh. Ogni volta che un personaggio pubblico cambia taglio di capelli, ecco spuntare il titolo: “Il look iconico che sta facendo impazzire il web”. In realtà il web non impazzisce mai: sbadiglia, scrolla e va avanti. Ma guai a dirlo. Meglio scomodare la parola magica: iconico. Fa tutto sembrare più importante, come un filtro Instagram applicato alle frasi.

La verità, per quanto possa suonare brutale, è che se tutto è iconico, niente lo è davvero. Perché un’icona – quella vera, non quella di plastica linguistica – ha bisogno di tempo per sedimentare, deve dire qualcosa della cultura in cui nasce, deve essere riconoscibile e ricordata. Insomma, richiede un minimo di profondità che mal si combina con la velocità compulsiva con cui oggi distribuiamo il titolo onorifico.

Forse, allora, è il momento di fare qualcosa di rivoluzionario: abolire la parola iconico. O quantomeno dichiarare un embargo temporaneo, un periodo di detox lessicale che ci costringa a recuperare aggettivi dimenticati, magari perfino a spiegare perché un oggetto o un personaggio ci colpisce davvero. È un esercizio faticoso, lo ammettiamo. Ma la lingua ne uscirebbe più ricca, e noi forse un po’ meno inclini a chiamare “iconica” l’ennesima colazione instagrammata.

Chissà, magari tra qualche anno potremo guardare indietro e dire: “Ti ricordi quando definivamo iconico qualsiasi cosa? Che epoca… iconica”. No, scherziamo. Quella no, davvero: aboliamola. (Mal Iconico)

✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 25 Novembre 2025