Dirty Fences atto terzo. Prosegue il sogno power-pop del quartetto più fuori moda di New York. E prosegue con un disco che forse supera addirittura, per capacità invasiva, i due precedenti.
Lontane da qualunque intellettualismo, le canzoni dei Dirty Fences si appiccicano sulla formula basica del rock and roll più melodico e ludico degli anni Settanta, votate al divertimento più sfrenato e devote all’incoscienza adolescenziale elevata a forma filosofica di vita e di rifiuto per disertare, sputandoci sopra, il grigio dell’età adulta.
Sfrecciando tra le auto di Knack, Dictators, Raspberries, Redd Kross e Briefs la macchina dei Dirty Fences ci trascina in una corsa a finestrini abbassati lungo le strade di un rock and roll che corre veloce verso il fine settimana. Senza fermarsi neppure per svuotare la vescica. (Franco Dimauro)
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