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Massimo Cotto. Il successo (meritato) dei Måneskin e l’importanza di Area Sanremo.

Abbiamo intervistato il giornalista, scrittore e speaker radiofonico Massimo Cotto a proposito del successo mondiale dei Måneskin e di Area Sanremo, il contest musicale di cui è direttore artistico. Buona lettura.

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Giornalista, speaker radiofonico, scrittore e molto altro ancora, Massimo Cotto lavora con (e per) la musica con lo stesso entusiasmo di gioventù, ovvero quando appena diciasettenne, siamo sul finire degli anni Settanta, folgorato da Thunder Road di Springsteen decide di abbandonare la pallacanestro per occuparsi di rock and roll.

Da allora di strada ne ha fatta davvero tanta. Dal suo esordio a RaiStereoNotte nel 1983, passando per Radio Capital nel 2003 fino a Virgin Radio nel 2012, dove – tra l’altro – la sua trasmissione Rock Bazar si aggiudica Il Premio Speciale Targa Mei Musicletter 2016 come “Miglior programma radiofonico dell’anno” (in ex aequo con Rock and roll Circus). E poi ancora libri, rubriche, trasmissioni televisive e direzioni artistiche di festival e progetti musicali.

Abbiamo approfittato della sua disponibilità per farci raccontare qualcosa su Area Sanremo, il contest di cui è responsabile artistico, e sull’argomento più dibattuto di questi giorni: il successo mondiale dei Måneskin. (La redazione)

Intervista a Massimo Cotto, di Luca D’Ambrosio ©2021

Massimo Cotto

Cosa pensi della musica e del successo mondiale dei Måneskin?

Il successo dei Måneskin penso che sia importantissimo e fondamentale per tante ragioni. Uno perché comprova l’esistenza dei miracoli. Non che i Måneskin siano un miracolo e non meritano quello che hanno avuto, ma perché un successo di tali dimensioni avviene attraverso due festival che di rock hanno poco o nulla come Sanremo e l’Eurovision Song Contest. Dicevo, il successo di una band come i Måneskin è fondamentale, perché dimostra che tutti i ragazzi ce la possono fare. Quello che non accade in una vita può succedere in un attimo, naturalmente a patto che ci siano talento, perseveranza e voglia di faticare. Per quanto mi riguarda, trovo assolutamente fuori luogo tutte le polemiche su chi sostiene che non siano abbastanza rock. I Måneskin sono “la via dei Måneskin ” al rock. Quindi, va benissimo! Chiunque arrivi ad aprire un concerto dei Rolling Stones e a duettare con Iggy Pop merita rispetto assoluto. E tutti coloro che non rispettano questa band e i loro successi, immagino che siano mossi o da invidia o da ignoranza. E non so quale delle due cose sia più pericolosa.

Dal 2016 sei direttore artistico di Area Sanremo. Ci puoi raccontare quanto, a tuo avviso, sia importante questo progetto per la musica in Italia? E infine: come sta andando quest’anno?

Area Sanremo è fondamentale perché, in qualche modo, è il “sogno americano”, perché il 90% di quelli che si presentano è formato da ragazzi che non hanno esperienza alle spalle, o che non ne hanno tanta, che non hanno produttori affermati, che non hanno una casa discografica. Mentre quelli che accedono al Festival di Sanremo tramite Sanremo Giovani hanno già fatto qualche chilometro in più. Quindi penso che sia importante perché ci fa capire che c’è spazio per tutti quelli che pensano di avere qualcosa da dire. Quest’anno sta andando benissimo. Oggi ci sono stati i primi 56 finalisti. Naturalmente ci saranno le ovvie polemiche da parte degli esclusi. Quelle ci saranno sempre. Io mi auguro che da questi finalisti emergano 20 ragazzi bravi, grazie anche all’intervento di Peppe Vessicchio e Piero Pelù che si aggiungeranno ai commissari che già ci sono. E poi che 4 di questi il 15 dicembre possano avere finalmente la chance giusta nella trasmissione televisiva su Rai Uno. Quindi penso che Area Sanremo possa fare solo del bene alla musica italiana e ai giovani talenti.

(Articolo coperto da copyright. Per informazioni, contattare l’editore di questo blog.)


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