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Recensione: The Sick Rose – Blastin’ Out… plus (2013)

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L’idea non è recente. Nel senso che della ristampa “grassa” di Blastin’ Out se ne parlava già da un po’. Sarebbe dovuta uscire per il mercato australiano nell’ottobre del 2011. Poi, non se ne è fatto più nulla. Nel frattempo il catalogo della band torinese si è arricchito dello splendido No Need for Speed pubblicato dalla toscana Area Pirata, ovvero la stessa etichetta che si fa ora carico di prendere in mano quel progetto portando a compimento il sogno di pubblicare in versione de-luxe l’album della svolta power-pop dell’orgoglio garage nazionale celebrandone contestualmente il trentennale. Il primo dei due dischetti è infatti la riedizione integrale del disco prodotto da Dom Mariani e pubblicato per la prima volta nel 2006, pieno di chitarre cristalline e di melodie zuccherose. Il secondo è invece un best of che ripercorre la storia dei Sick Rose dal 1986 al 2001, ovvero dall’attacco texano di Get Along Girl! al rarissimo The Italien Fuzz Explosion edito dalla tedesca Swamp Room (l’estratto è la Sunday firmata da Luca Re e Rinaldo Doro e non è citata in copertina, così come la Searching For che la precede e che manda a puttane tutta la sequenza cronologica della track list, ma chi se ne frega, NdA). Qui dentro ci sono tutte le facce del cubo magico Sick Rose. Quella più acida del garage punk degli esordi, quella più vicina al selvaggio rock‘n’roll stradaiolo di MC5, Saints e Flamin’ Groovies, quella che palpava il culo al pop e al blue-eyed soul degli anni Sessanta e quella avvinghiata alle tette prosperose del power pop di Knack, Shoes e Plimsouls e che prende il via proprio con Blastin’Out, l’atto della rinascita del gruppo piemontese, il disco con cui i Sick Rose invece di invecchiare, tornano bambini. Un lavoro di potatura che, eliminando le erbacce punk e detroitiane di dischi come Shaking Street e Renaissance, metteva a nudo i germogli più teneri del suono power- op e ne lasciava sprigionare un aroma intensissimo: è quello che si diffonde dalle tracce più riuscite del disco come Blastin’ out, It‘s gettin’ bad, Go and ask your mother, Wait until next summer, Can’t change my mind e Jeanie, molte delle quali scritte come ai vecchi tempi con Maurizio Campisi, diventato nel frattempo stimato reporter e musicista etnico nella sua seconda patria. Un disco prodigioso e liberatorio. I Sick Rose ci hanno messo le facce. Voi metteteci tutto il resto. (Franco Dimauro)


✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 6 Dicembre 2013

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