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Dall’Anatolia la psichedelia sognante di Peki Momés

Peki Momés debutta con un album sorprendente che mescola psichedelia anatolica, disco-funk, jazz e city pop giapponese. Definito “Turkish City Pop” o “Discodelic”, il disco intreccia synth e fiati live in un suono outernational che ha conquistato persino Iggy Pop. Una perla avant-pop da non perdere.

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Avviso ai naviganti: se ultimamente vi siete ritrovati a pensare “sì, carina la nuova di Billie Eilish, ma mi va qualcosa di più… speziato”, allora siete nel posto giusto. Peki Momés, artista turca trapiantata a Lipsia, ha appena tirato fuori dal cilindro un album d’esordio eponimo che affonda le radici nella psichedelia anatolica e nella library music anni ’70, ma che parla fluentemente anche il linguaggio della disco-funk, del jazz modale e persino del city pop giapponese.

Un pianeta sonoro diverso

Non la solita minestra riscaldata indie-electro con due filtri vintage sopra, qui siamo su un altro pianeta. Un pianeta dove convivono senza litigare ispirazioni elettroniche, funk polveroso, jazz da premio (letteralmente: nell’all star cast di musicisti coinvolti c’è il polistrumentista Malik Diao, che un paio di premi jazz se li è portati a casa davvero) e una spruzzata di synth psichedelici. Il tutto cucinato alla perfezione dal produttore Dustin Braun

Turkish City Pop e Turkish Discodelic

Peki chiama tutto questo “Turkish City Pop” o “Turkish Discodelic”, e in effetti l’etichetta funziona: un ibrido intrigante, dove synth analogici si intrecciano con fiati suonati dal vivo, bassi caldi e rotondi, e una vocalità che gioca tra evocazione e ironia. Brani come Masmavi o Future strizzano l’occhio alla global disco anni 80, Bahar e Lalaler sono viaggi intergalattici nel cosmic groove, mentre Goç Mevsimi Dertsiz Kedi sembrano usciti dalla colonna sonora di un anime culto degli anni ’70 mai girato.

Un passaporto “outernational”

Con il sigillo ufficiale di approvazione di Iggy Pop che ha passato l’ipnotica Rüya sulla BBC, il disco di Peki è uno di quegli album che sfuma le distinzioni tra vari generi e rientra nel cosiddetto filone ‘outernational’: un termine coniato per descrivere la musica che nasce oltre i confini geografici e culturali del pop occidentale. Non è ‘world music’ in senso classico, ma una forma ibrida e contemporanea che mescola scene, stili e sensibilità da ogni parte del globo, senza chiedere permesso a nessuna dogana musicale.

Una perla sottovalutata (per ora)

Questo esordio di PekiMomés è una affascinante prova di avant-pop avventuroso che intriga l’orecchio con la sua promiscuità sonora mentre lascia la netta sensazione che tra una decina d’anni qualcuno parlerà di questo disco come “quella perla che avete sottovalutato ai tempi, sciocchi che non siete altro”. (Adaja Inira)

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