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Recensione: Nox Boys – S.T. (2014)

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A guardarli in faccia non avrei puntato su di loro. E infatti il loro disco è scivolato dentro il lettore dopo un mese di polverosa attesa in cima alla colonna hi-fi della mia stanza. Poi, in un pomeriggio più vuoto di altri, ho deciso di dar loro una chance. E non me ne sono pentito. Premesso che ho ascoltato così tanta merda garage da essere diventato una fogna, il disco dei Nox Boys è risultato non solo la più credibile delle recenti produzioni Get Hip (Neighbours, Breakup Society, Bipolaroid e altre) ma un buon concentrato di quel garage che fa rima con teenage. Quello, a dispetto delle facce di cui dicevo in apertura, un po’ maleducato e un po’ approssimato per difetto nella scala del virtuosismo tecnico. La categoria l’avete afferrata, se nella vostra vita recente vi siete imbattuti in Black Lips o Allah Las. Che poi Zack, Zach, Sam e Bob vestano come la Mistery Inc, è un fatto marginale. Quel che conta è che Nox Boys, il disco, sfoderi delle ottime canzoni e un suono che ha nella fantastica chitarra slide di Bob Powers (il veterano del gruppo) il suo punto focale e nella sapiente e grezza miscelazione sonora di Jim Diamond l’adeguata sovrastruttura timbrica che fa di pezzi come Novelty, Military School, Mrs. Jackson, Smilin’ Dave, Mr. No One e Save Me un bel baccanale di immondizia teen-punk. (Franco Dimauro)


✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 26 Febbraio 2014

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