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Esposito – Biciclette rubate, 2019 | Recensione

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Seconda prova per il cantautore campano Diego Esposito. Secondo disco che intitola Biciclette rubate e che inaugura anche un nuovo cammino discografico con il passaggio alla nuovissima etichetta luovo costola della iCompany che tanto consociamo.

Esposito e le sue biciclette come metafora di una vita in cui siamo un po’ tutti dispersi, rubati alle nostre libertà e catapultati (o anche rigettati) in posti casuali. A quanti di noi è capitato di chiedersi dove siamo e dove stiamo andando e probabilmente questa sensazione è ben racchiusa dentro un titolo simile. Per il resto il disco – stampato anche in vinile – è un bellissimo pop pulito e non arrogante, ma fascinoso di belle melodie e ritornelli che funzionano bene.

Resta la musica di Esposito e questo lo avevo percepito anche dall’ascolto del suo disco d’esordio. Resta anche grazie a questa voce a un passo dall’essere rauca quanto basta per star bene in scritture malinconiche e dannate (se mi si concede di esagerare).

Invece Esposito ha tanto sole dentro e tanto bel gusto non solo per scrivere ma anche per scegliere il suono delle parole e qui forse svela un grande debito di forma verso Daniele Silvestri che in questo è uno dei maestri indiscussi.

La produzione è firmata questa volta non da Zibba, che però ritroviamo come co-autore nel singolo di lancio Solo quando sei ubriaca, ma da Riccardo “Deepa” Di Paola: un suono pulito come dicevo, sicuro, intonato in tutte le sue parti.

L’elettronica questa volta sembra portarci a spasso con arrangiamenti davvero importanti, ottimo contorno del tutto e per molti aspetti anche altamente caratterizzanti. Persino in brani più intimi ed acustici come La casa di Margò i synth reggono tutto senza levare il peso poetico della sua scrittura, senza danneggiare minimamente il fascino della voce sempre intonata di Esposito che devo dire ha acquisito molta maturità e sicurezza soprattutto nei registri alti, momenti di cui questo disco è assai ricco.

Certo, personalmente preferisco Esposito nella sua dimensione più sincera e nuda, acustica e di pochi ornamenti digitali ma è anche vero che un disco come questo si gioca una partita oggi in cui tutto ormai è governato dai computer. E canzoni forse più tese in questa direzione come Diego o Marina di Pisa secondo me perdono un poco del loro potenziale emotivo in luogo di una più omologata scena di gusto. In ogni caso, Biciclette rubate è davvero un bel disco che sa fare il suo mestiere anche con una discreta poesia. (Alessandro Riva)

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✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 17 Maggio 2019

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