Il 25 aprile 2025 ricorre l'ottantesimo anniversario della liberazione dal nazifascismo (1945-2025). Un’occasione per riflettere sulla Resistenza, sui valori democratici e sull’attualità di una memoria che non si spegne. Non solo celebrazione, ma impegno civile che guarda al futuro attraverso il ricordo del passato.
25 aprile
Il 25 aprile è la Festa della Liberazione dal nazifascismo, una delle poche ricorrenze civili del calendario italiano che continua a suscitare dibattito e partecipazione. Nonostante alcuni avessero previsto o persino auspicato una sua progressiva “normalizzazione”, in nome di una pacificazione nazionale totale, la data mantiene un significato complesso, che va oltre la semplice celebrazione istituzionale. Questa ricorrenza, lontana dal diventare un esercizio sterile, conserva una vitalità che si alimenta dei suoi significati plurali, spesso motivo di confronto culturale e politico.
Il 25 aprile fu celebrato per la prima volta nel 1946, su iniziativa del governo dell’epoca e con il sostegno delle istituzioni monarchiche ancora in carica. Con quella decisione, si sanciva anche l’abbandono delle festività legate al regime fascista, come il 28 ottobre o il 9 maggio. L’ufficialità della festa fu confermata nel 1949. Tuttavia, la scelta del 25 aprile non fu scontata: la fine effettiva della guerra in Italia avvenne infatti il 3 maggio 1945. La data prescelta fu invece quella in cui il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia proclamò l’insurrezione nei territori ancora occupati e si assunse la funzione di unica autorità legittima. La celebrazione non riguarda quindi solo la fine della guerra e la liberazione dal nazifascismo, ma anche il riconoscimento politico e morale dell’iniziativa partigiana.
Il valore della Festa della Liberazione dal nazifascismo è duplice: è una festa che unisce, ma anche una festa che prende posizione. È contro la guerra, il nazismo, il fascismo e ogni tipo di dittatura. E non può dimenticare che il nemico sconfitto apparteneva anch’esso alla storia nazionale. L’Italia è uscita dal conflitto anche attraverso una guerra civile, nella quale non tutti scelsero di combattere dalla parte della Resistenza. La Resistenza fu un grande movimento popolare, ma la partecipazione attiva fu minoritaria. Altri militarono sotto bandiere opposte, e molti rimasero nella cosiddetta “zona grigia”. Questa eredità complessa fa sì che l’accettazione del 25 aprile non sia stata mai del tutto pacifica, nemmeno dopo decenni. Il consenso sui valori resistenziali è diffuso, ma spesso meno profondo di quanto si creda, anche in contesti dove il fascismo non viene apertamente rievocato.
Con il passare degli anni e la scomparsa dei testimoni diretti, il compito di custodire e rinnovare la memoria del 25 aprile è passato alle generazioni successive. Il significato della data non si cristallizza: si ramifica, si confronta con nuove sfide, assume nuove risonanze. Il linguaggio stesso del presente – segnato da parole che credevamo appartenere al passato come “assedio”, “profughi”, “rappresaglia”, “fosse comuni” – rimanda a scenari drammatici, e rinnova l’urgenza di un impegno etico e civile. Il 25 aprile non è un rito consolatorio, né un giorno di vacanza neutra: è un richiamo. Un richiamo a difendere i valori fondativi della convivenza democratica, ma anche ad agire perché questi valori continuino a produrre significato e giustizia.
La decisione di fissare la Festa della Liberazione dal nazisfascismo il giorno dell’insurrezione nazionale – e non quello della liberazione militare definitiva – fu un atto di senso. Non si voleva celebrare solo la vittoria, ma soprattutto la partecipazione attiva di chi scelse di resistere. Il 25 aprile non legittima l’indifferenza, non è dedicato alla zona grigia. È la festa di chi ha fatto una scelta, in tempi difficili e a rischio della propria vita. Tocca a tutti, specialmente alle nuove generazioni difendere questa scelta.
Nel corso degli anni, la Resistenza è stata celebrata ma anche criticata, ridiscussa, reinterpretata. Il dibattito storiografico ha evidenziato divergenze profonde e le interpretazioni continuano a variare. E proprio per questo è bene ricordare che il 25 aprile non è una semplice ricorrenza: è una data centrale della nostra storia che va custodita, difesa e festeggiata obbligando tutti a riflettere, ma soprattutto a scegliere e a prendere posizione. Rendere viva la memoria del 25 aprile significa non solo ricordare chi ha lottato per la libertà e la democrazia, ma interrogarsi su ciò che resta da fare affinché simili abomini non si ripetano. Anche se, nel momento in cui scriviamo, purtroppo il mondo è ancora segnato da guerre, tragedie e ingiustizie. Buon 25 aprile! (La redazione)
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