Nel suo album di debutto Blue Hour, RETI mescola soul, groove e ironia nordica. Tra balli notturni e confessioni intime, la ventenne estone canta di amore, post-sbornie emotive e playlist perfette, con una voce matura e testi che oscillano tra diario segreto e divertente ribellione.
RETI (ph. Kristjan Glück)
Nel panorama baltico, dove di solito le emozioni vengono servite con ghiaccio e malinconia, spunta RETI: una ventenne con la voce di chi ha vissuto 7 vite e la spavalderia di chi ha appena finito l’ultimo gin tonic. Blue Hour, il suo album di debutto, è un viaggio sonoro che va dal tramonto al post-sbornia emotiva, con tanto groove da far sudare anche i più rigidi frequentatori di festival jazz alternativi.
Prodotto dal fidato Martin Laksberg nei Selektor Studios, il disco è una piccola enciclopedia del soul filtrata attraverso una sensibilità post-Instagram: basso grasso, cori vellutati e testi che oscillano tra confessione notturna e diario segreto. RETI riesce nell’impresa di sembrare, a tratti, la figlia ribelle di Sade e Chaka Khan, ma con l’ironia di chi sa che il dramma d’amore funziona meglio se c’è una buona playlist in sottofondo.
Brani come Shake e Tell Me mostrano due anime della stessa notte: quella in cui si balla per dimenticare e quella in cui si piange nel bagno del locale, registrando note vocali che nessuno dovrebbe mai ascoltare. Nel mezzo, My Home tiene insieme il tutto come una polaroid sfocata: intima, un po’ goffa, ma incredibilmente sincera.
Quello che sorprende di Blue Hour non è solo la voce – un turbine tra velluto e graffio, molto più matura dei suoi anni – ma la capacità di RETI di prendersi sul serio e ridere di sé allo stesso tempo. È soul, sì, ma con quella punta di autoironia nordica che rende il pathos quasi sexy.
In fondo, Blue Hour è il disco perfetto per chi ha smesso di credere nelle relazioni, ma non ha ancora smesso di ballare da solo in salotto. RETI ci accompagna dalla prima ombra del crepuscolo fino al sole impietoso del mattino, ricordandoci che l’amore, come la notte, è bellissimo finché dura. E ancora meglio quando finisce. (Adaja Inira)
✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 13 Novembre 2025