Categorie: Articolo

Monster Magnet – Superjudge (1993)

Pubblicato da


Agli inizi degli anni Novanta i Monster Magnet sono la più drogata rock band in circolazione. Menti alterate e tossiche che producono un hard rock insudiciato di stoner, space-rock, Detroit-sound, garage e psichedelia: un mostro tentacolare che ha attaccato le sue ventose sui corpi marci di Grand Funk Railroad, Hawkwind, Stooges, Blue Öyster Cult, Blue Cheer, Motörhead, Third Barbo, Mountain, DMZ, Frijid Pink, Black Sabbath. Quando arriva il contratto con la major di turno però i rapporti tra i due fondatori Dave Wyndorf e John McBain sono già andati in fumo, assieme a gran parte dei loro neuroni. John vuole preservare l’ anima del gruppo, il suo lato più sperimentale che ha già generato un mostro come Tab e il lato sporco che si era impossessato dei loro primi dischi per Glitterhouse e Caroline. Sa che dentro le multinazionali dimora il diavolo e che verrà a chiedere la loro anima. Dave invece vuole la carne e ha dalla sua parte tutta la band, assetata di droghe, donne e successo. Il capitano Dave vuole che la sua sia la band più heavy in circolazione e cede al compromesso, un passo per volta. Quando viene fuori Superjudge McBain è già saltato giù dalla navicella spaziale, sostituito dal biondo Ed Mundell. Con lui al timone la band prosegue il suo viaggio galattico popolato da minotauri e ciclopi, fino a raggiungere la costellazione del Superjudge. Non sono le Aquile di Spazio 1999, non è l’Enterprise di Star Trek e nemmeno il Falcon di Star Wars. Sull’ astronave dei Monster Magnet si viaggia dentro una tempesta di meteoriti, risucchiati da un mealstrom di chitarre che ti inghiotte fino a farti sparire nel vento stellare. Superjudge è un enorme amplificatore Marshall piazzato al centro dell’ universo, un monolite spaziale che diffonde un blues iperamplificato, metallico e dopato. La musica dei Monster Magnet è una gigantografia di Giger proiettata nello spazio, uno sconquassante trionfo di riff mastodontici ed assordanti solcati da una voce che pare voler dominare ogni galassia, un rimbalzo di echi e riverberi evanescenti che percorrono i nostri canali uditivi come fossero lunghe budella dentro cave di tufo. Dall’iniziale Cyclops Revolution alla rendition di quella lunga cavalcata spaziale che fu Brainstorm degli Hawkwind, la musica di Superjudge è una colata di bronzo rovente pronta ad ustionare la carne, concedendosi solo negli ultimi tre minuti di Black Balloon lo spazio di decombustione necessario prima dell’ apertura delle porte che segna l’ allunaggio, con un dolce ricamo orientale a metà strada tra le visioni indiane dei Sam Gopal e quelle psichedeliche dei Pretty Things di S. F. Sorrow. Mentre tutti cercavano l’Inferno nelle viscere della Terra, il Capitano Wyndorf trovava l’ingresso alle terre di Lucifero tra le orbite retrogradate di Tau Boötis A. Il Mostro era ancora salvo. (Franco Dimauro)

Se vuoi segnalarci un errore o dirci qualcosa, scrivici a musicletter@gmail.com. Se invece ti piace quello che facciamo, clicca qui e supportaci con una piccola donazione via PayPal, oppure acquista su Amazon il nostro utile quaderno degli appunti o qualsiasi altro prodotto. Infine, puoi aquistare un qualsiasi biglietto su TicketOne e anche seguirci su Telegram. Grazie

✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 9 Settembre 2011

MUSICLETTER.IT

Musica, cultura e informazione (dal 2005)