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Funkadelic – Reworked By Detroiters, 2017 | Recensione

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C’è un disco molto bello in giro. Un disco che potrebbe finalmente sdoganare i Funkadelic alle nuove generazioni, quelle che affollano i club mentre noi stiamo seduti a casa davanti a televisori sempre più grandi e divani sempre più comodi.

Dentro ci sono le canzoni dei Funkadelic. Ma non come ce le ricordiamo noi (noi quelli seduti davanti ai televisori su divani sempre più comodi). Sono le canzoni dei Funkadelic come le hanno ridisegnate i musicisti di Detroit, proprio quelli che nei club ci vanno come i nostri figli, ma guardano la pista dall’alto.

Ridisegnate, ecco. Come ci aiuta a comprendere il titolo. Ridisegnate ma senza annientare lo spirito dei Funkadelic. Anche dentro i giochi tridimensionali di Claude Young Jr, tra le maglie dub galattiche di Brendan M Gillen, sommerso dalle onde reggae degli Ectomorph o sotto i colpi d’ascia dei Dirtbombs lo spiritello di George Clinton rimane protagonista assoluto e ultimo re vivente del funk. E Jamiroquai zitto. (Franco Dimauro)

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✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 28 Settembre 2017

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