Glues, il primo album dei Glue’s Avenue | Recensione

Glues, il primo album dei Glue’s Avenue | Recensione
In un solo anno, i Glue’s Avenue hanno davvero bruciato i tempi: mentre altre band maturano pian piano tra singoli, EP e altre iniziative, Lorenzo Spinozzi, Roberto Bonazinga e Andrea Arnaldi hanno già pubblicato un primo LP di otto canzoni.

In realtà c’è il trucco: il gruppo ha maturato già un’intensa esperienza dal vivo, muovendosi tra la nativa Riviera ligure e la Costa Azzurra. E si è fatto le ossa con molte cover, utilizzate come terreno di preparazione per gli inediti. Si arriva così a Glues, uscito il 3 febbraio 2019, anticipato dal singolo Gally, una ballad malinconica e vecchio stile.

Ma forse non è questa la faccia più realistica di un disco che suona molto rock-blues (con qualche traccia swing) e che porta in dote anche molta ironia. Ci sono anche brani che sfociano nel surreale, come Il ventilatore, ma anche pezzi vivaci come il brano d’apertura Febbre.

Due passi di danza se li permette un brano come il Walzer di Castellane, altro racconto che ha qualcosa di curioso, tra malinconia e qualche sorriso.

E se L’antiestetico può far pensare a un antico Alberto Fortis, ci sono problemi di risveglio declinati con ritmi da bossa nova all’interno di Oddio che sveglia, con il basso che guizza.

Ci sono matrimoni da ricordare e matrimoni da dimenticare: per scoprire a quale categoria appartenga quello narrato in Mauro si sposa bisogna necessariamente ascoltare la canzone fino alla fine.

Un esordio sicuramente positivo per il trio, che racconta tante storie per mezzo delle proprie canzoni, che suona con molta versatilità, senza mai perdere la voglia di giocare un po’ e di strappare un sorriso. (Lorenzo D’Antoni)

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