La violinista Anais Drago con il nuovo album «Solitudo»

Violinista sin dalla tenera età di 3 anni, Anais Drago nutre per lo strumento, e per la musica, un amore assoluto.

Solitudo è il nome del nuovo album della violinista Anais Drago, pubblicato dalla Cam Jazz. Un disco in solo che sorprende per la pluralità di voci, un elogio alla solitudine che si nutre di bellezza.

Violinista sin dalla tenera età di 3 anni, Anais nutre per lo strumento, e per la musica, un amore assoluto.

Per mia natura non nutro certezze quasi su nulla, tranne che su una cosa: quando suono, sto bene davvero.

Anais Drago

Solitudo il titolo, solista lo strumento. Eppure, Anais, in questa nuova opera, sola non lo è mai veramente. Neanche sul palco, durante i numerosi concerti che hanno preceduto l’album e che continuano ad aggiungersi al calendario. 

Solitudo, infatti, è tutt’altro che un album monocolore, ma stupisce, invece, per la moltitudine di suoni e la ricchezza armonica e melodica. In parte rigorosa scienziata, in parte virtuosa incantatrice e dedita sacerdotessa, Anais Drago sembra essere intenta a estrarre, una alla volta, tutte le infinite potenziali voci del violino, come a volerne esaurire il repertorio antico, inventando poi nuove e ardite conformazioni, persino aliene alle nostre orecchie. Grazie all’uso sapiente di effetti, loop station e sovraincisioni, le corde del violino (sia elettrico che acustico) si moltiplicano fino a raggiungere volumi orchestrali.

Solitudo non è un disco sulla solitudine. Quella evocata, ed esaltata, da Anais è piuttosto una sensazione di completezza interiore, sia nel raccoglimento intimo, che nel rapporto con gli altri. In questo secondo album, Anais Drago celebra, quindi, la continua scoperta dell’essere, in un processo che evolve quotidianamente fino a raggiungere una pienezza.

Ma se la solitudine non è intesa come una condizione negativa, non mancano tuttavia sfumature più scure del termine, come nella rilettura in musica del mito del Minotauro, raccontato dallo scrittore Friedrich Durenmatt. Rinchiuso in un labirinto a causa del suo aspetto, il Minotauro soffre di un’enorme solitudine mitigata solamente dai giovani inviatigli a sua insaputa in sacrificio. Colmo di gioia e ignaro della propria forza, il mostro finisce però per stritolarli in una danza mortale.

Le 12 tracce, una reinterpretazione di Satie, otto originali e tre intermezzi, intitolate per suggestione in latino e in greco, prendono spunti da testi letterari, ricordi o riflessioni sulla vita contemporanea.

Legati saldamente uno all’altro, per quanto diversi tra loro, i brani rivelano anche le numerosissime influenze musicali di Anais, la quale annovera nel suo background esperienza di studio ed esecuzione di musica classica e barocca, folk, world music, pop, progressive rock, fusion e infine il jazz.

Anche la natura delle composizioni dell’album riflette la curiosità e la generosità degli stimoli offerti dal tema del disco: la ripetizione di figure ritmiche lascia spazio all’improvvisazione più libera o debitrice alla tradizione jazzistica, la frammentazione dei motivi si accompagna a composizioni più rarefatte, la spontaneità cede il passo al rigore matematico, mentre timbri e suoni vanno a disegnare un arcobaleno di sensazioni, grazie all’uso dell’elettronica e di svariate tecniche esecutive.

Il risultato è un disco che mostra “il suono di un’artista intenta a creare il proprio mondo musicale”, come ha scritto Brian Morton, ma forse l’immagine che prevale è quella di una donna che si diverte a dialogare senza sosta con il proprio strumento. Sola ma mai sola per davvero.

Firma Mentis è il primo singolo e video estratto da Solitudo di Anais Drago. (La redazione)

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