Con Planet Heaven, Jeremy Tuplin firma il suo quinto album: un lavoro intimo, registrato in stile DIY, che intreccia suoni naturali, collaborazioni preziose e una scrittura più personale. Un disco che celebra la bellezza effimera della vita e della Terra, riaffermando Tuplin tra le voci più poetiche dell’indie contemporaneo.
Tuplin (ph. Suzi Corker)
Jeremy Tuplin, una delle voci più originali della scena indipendente inglese, torna con il suo quinto album solista, Planet Heaven, disponibile dal 17 ottobre 2025 per Trapped Animal. Dopo il successo di Orville’s Discoteque, pubblicato due anni fa, l’artista del Somerset propone un lavoro più intimo e personale, che segna la sua prima vera incursione nel mondo della registrazione completamente DIY.
Planet Heaven nasce senza un concetto prestabilito. Tuplin ha scelto di lasciar fluire le idee, abbandonando la narrazione basata sui personaggi che aveva caratterizzato i dischi precedenti. Il risultato è una scrittura più diretta, quasi confessionale, che si concentra su riflessioni intime e sulla condizione umana. Nel corso della realizzazione, due temi sono emersi con naturalezza: la natura fugace delle cose e la bellezza celestiale del nostro pianeta.
Il nuovo lavoro si presenta come una sorta di ribellione gentile. Le canzoni di Tuplin si muovono su un piano poetico che celebra il mondo naturale e si oppone, con delicatezza ma fermezza, alla distruzione e alla malvagità. Una voce tranquilla che riesce a emergere sullo sfondo del rumore e a farsi ascoltare con forza inattesa.
Registrato in gran parte a casa, con una configurazione semplice che include Logic Pro, chitarre, sintetizzatori e pochi microfoni, Planet Heaven è un album che fa dell’autenticità il suo punto di forza. Le voci principali sono state incise nello studio casalingo di Jon Hess, mentre i collaboratori hanno contribuito a distanza, registrando le proprie parti da casa. Tra questi figurano Maris Peterlevics al violino, Angus McIntyre alla batteria, Miles Hobbs al basso e Samuel Nicholson alla chitarra solista.
Non mancano ospiti al microfono, con le partecipazioni di Kerry Devine, heka, Dominic Silvani, Dana Gavanski e Adrian Crowley. L’album è arricchito da un paesaggio sonoro unico: rumori ambientali non filtrati, scricchiolii, suoni della strada e registrazioni sul campo di uccelli, pioggia e onde catturate dallo smartphone dell’artista. Una scelta che conferisce alle tracce un’atmosfera intima e profondamente connessa alla natura.
Il primo brano a introdurre l’album è stato Pigeon Song, seguito dal singolo Stranger in the Garden, accompagnato da un video ufficiale. Lo stile di Tuplin continua a richiamare riferimenti illustri come Bill Callahan, The National e Father John Misty, senza dimenticare l’eleganza poetica di Dan Bejar e del progetto Destroyer.
Tuplin ha sempre dimostrato un forte legame con l’Italia, Paese che ama e che frequenta regolarmente per i suoi concerti. Durante il tour di maggio 2025, proprio in Italia, l’artista ha avuto l’occasione di presentare dal vivo alcuni dei brani che ora compongono Planet Heaven.
Con Planet Heaven, Jeremy Tuplin firma un lavoro intimo e coraggioso, che unisce semplicità e profondità, ribellione silenziosa e celebrazione del mondo naturale. Un album che segna un punto di svolta nella sua carriera, confermandolo come una delle voci più interessanti e poetiche della scena indipendente contemporanea. (La redazione)
✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 3 Settembre 2025