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Torino oltre la nebbia: nasce il suono del collettivo multiculturale Afrodream

Gli Afrodream, collettivo multiculturale nato a Torino con membri dal Senegal, Camerun, Argentina e Italia, presentano Guiss Guiss, un album che intreccia afrobeat, jazz e funk per raccontare identità, migrazione e radici. Un viaggio sonoro che celebra la lentezza e la diversità con groove e spiritualità.

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Se pensavate che Torino fosse solo la patria del bicerin, della nebbia e dei cori da stadio, preparatevi a ricredervi: da lì arrivano gli Afrodream, collettivo multiculturale con membri dal Senegal, Camerun, Argentina e Italia, che con il nuovo album Guiss Guiss (che in wolof significa “vedere, comprendere”) ci invitano a rallentare il passo, aprire le orecchie e lasciarci sorprendere da suoni che non arrivano dai calcoli di un algoritmo.

Radici, identità e migrazioni

Il collettivo torinese, guidato dal senegalese Abou Samb e dall’italiano Luca Vergano, non mette in scena la solita ‘world fusion’, ma costruisce un linguaggio proprio, dove il ritmo è un pretesto per parlare di radici, migrazioni, identità. Brani come Afrotrip e Bamako non raccontano solo di un viaggio geografico: sono mappe emotive di chi attraversa confini, maree e ricordi, trasformandoli in movimento.

Donne, madri e groove

Poi ci sono episodi come Jambar e Ma mère, che parlano di donne forti e di madri toste – e lo fanno con groove, non con hashtag. O Ma Belle, che parte come una serenata ma finisce in pieno tropical soul – una di quelle canzoni che ti fanno venire voglia di mandare un messaggio a quel qualcuno di cui sicuramente poi ti pentirai.

La musique de mélange: un inno alla contaminazione sonora

Tra le tracce più luminose spicca il brano di apertura La musique de mélange, una dichiarazione d’amore alla musica come passaporto universale: cantata in inglese e francese, è un inno alla contaminazione che suona come un brindisi collettivo al ritmo di funk e afrobeat. Dall’altra parte dello spettro emotivo, Où va le vent chiude l’album con un tono sospeso, quasi cinematografico, lasciando che jazz e soul si fondano in una chiusura dolceamara e malinconica il giusto.

Guiss Guiss: un manifesto di diversità e lentezza emotiva

Guiss Guiss è, in fondo, un manifesto. Un disco che parla di diversità senza slogan, che celebra la lentezza emotiva in un’epoca che scorre a doppia velocità. È afrobeat, jazz, funk e spiritualità che parla di migrazione, identità e tolleranza con il linguaggio universale del groove. Non è solo musica da ballare: è musica da abitare. (Adaja Inira)

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