Il Tribunale del Lavoro condanna il Teatro alla Scala per aver licenziato una lavoratrice che durante un evento con la premier aveva pronunciato la frase: “Palestina libera”

Il Tribunale del Lavoro condanna il Teatro alla Scala a pagare le mensilità e le spese legali a una dipendente licenziata dopo aver pronunciato “Palestina libera” durante un evento pubblico con la premier Meloni. La decisione conferma il carattere politico del licenziamento.

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Il Tribunale del Lavoro ha stabilito che il licenziamento di una dipendente del Teatro alla Scala avvenuto lo scorso maggio 2025, dopo aver pronunciato “Palestina libera” durante un evento pubblico, è da considerarsi ingiustificato. Come si legge dalle principali testate giornalistiche, la decisione prevede il pagamento delle mensilità fino alla scadenza naturale del contratto e delle spese legali sostenute dalla lavoratrice. L’episodio ha avuto luogo poco prima di un concerto alla presenza della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in occasione della riunione della Asian Development Bank.

La decisione del Tribunale e le conseguenze economiche

Secondo quanto comunicato dalla Confederazione Unitaria di Base, la maschera era stata licenziata dopo aver pronunciato, mentre era in servizio, la frase Palestina libera. Il Tribunale ha stabilito che il licenziamento non fosse giustificato e ha disposto che il Teatro alla Scala corrisponda alla dipendente tutte le mensilità comprese tra il giorno del licenziamento e la naturale scadenza del contratto a termine, oltre a coprire le spese legali. La sentenza conferma quindi che la misura adottata nei confronti della lavoratrice può essere interpretata come una forma di sanzione per motivi politici.

Reazioni del sindacato e iniziative successive

Il sindacato che ha seguito la vicenda ha sottolineato che la sentenza rappresenta una conferma del carattere politico del licenziamento e ha ribadito che esprimere opinioni politiche non costituisce reato né può costituire motivo di sanzione per i lavoratori. La Confederazione ha inoltre invitato i lavoratori a partecipare a iniziative di mobilitazione, tra cui uno sciopero e una manifestazione nazionale pro-Palestina in programma a Milano alla fine di novembre. Il sindacato ha chiesto infine che il Teatro rinnovi il contratto alla dipendente per evitare ulteriori contenziosi. (La redazione)

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