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The House of Love – S.T. (1988)

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Riedizione mastodontica per uno dei gioielli di casa Creation. Un piccolo capolavoro di psichedelia umorale da infilare tra la E di Echo and The Bunnymen e la J di Jesus and Mary Chain. In copertina Guy Chadwick e Terry Bickers, le facce più antipatiche e indisponenti della stagione del dream pop. Due figli di puttana che riescono a placcare di pioggia argentata la musica dei Chameleons e rivenderla come nuova ad Alan McGee. Un’antica ossessione per i Velvet Underground ben rappresentata da alcuni scatti fotografici della ragazza di Guy Suzie Gibbons in cui la band posa vestita come la band di Lou Reed, una passione per le vecchie band psichedeliche (Love, Doors, Beatles) e per il post-punk fosco di Cure, Public Image e dei contemporanei Jesus and Mary Chain che su disco, ma soprattutto dal vivo, si traduce in un suono che sovrappone o alterna sottili filigrane psichedeliche a spessi strati di distorsione. È questa la ricetta che genera piccoli capolavori di velluto psichedelico come Happy, Touch Me, Shine On, Christine, Red Animal, Salome e gemme sottilmente letargiche e sognanti come Man to child, Blind o Love in a Car, imparentate col romanticismo tenebroso di band come Breathless o Felt. Dopo due singoli “d’ assalto” e dopo aver attutito il colpo della defezione della poco valorizzata Andrea Heukamp, al termine di un devastante gig al Country Club come support-band ai Mighty Lemon Drops la band “obbliga” McGee, reo di aver dapprima sottovalutato la portata del gruppo salvo poi aver cavalcato l’ onda del successo realizzando in fretta una raccolta per il mercato europeo (passata alla storia, per distinguerla dai primi due album ufficiali, entrambi omonimi, come “German album”, NdLYS) a organizzare la registrazione del primo album. Ancora una volta Alan, pur accettando la richiesta di Guy, si dimostra poco propenso ad investire finanze e tempo sul gruppo. La promessa di avere ancora una volta in studio Pat Collier (l’ex bassista dei Vibrators e produttore, tra l’ altro, per Sound, Robyn Hitchcock, Katrina and The Waves, Makin’ Time e King Kurt) si traduce in un bluff e ai Greenhouse Studios gli House of Love si ritrovano tra i coglioni Steve Nunn mentre Pat viene incaricato di curare la produzione di Judges, Juries & Horsemen, il disco che, secondo le previsioni di McGee, avrebbe dovuto far esplodere i suoi paladini Weather Prophets e tutta la Creation Records. Pat arriverà a lavoro ultimato, per rimediare al missaggio di Nunn del quale si dichiara deluso lo stesso McGee. I Weather Prophets non toccheranno le charts nemmeno per tastare il culo a Patsy Kensit mentre il debutto degli House of Love approderà al primo posto degli album più venduti della classifica indie, ristabilendo i ruoli e costringendo la Creation, che aveva stampato una prudente tiratura di 3000 copie ad affidarsi alla Rough Trade per l’immediata ristampa permettendo alla band di ottenere il disco d’argento nel giro di dodici mesi. The House of Love torna ora in edizione deluxe: tre cd che comprendono tutta l’esigua produzione Creation (la band abbandonerà la casa-madre pochi mesi dopo la pubblicazione dell’album) e farciti con una sfilza di versioni casalinghe, alternative e dal vivo del loro primissimo repertorio. La Casa dell’Amore diventa un albergo a cinque stelle. (Franco Dimauro)

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