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Live review: Roy Paci all’Auditorium Parco della Musica di Roma

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Il più recente progetto musicale di Roy Paci, realizzato con il sostegno del gruppo dei CorLeone, è stato presentato all’Auditorium Parco della Musica di Roma il 13 aprile scorso nell’ambito di un tour che il musicista siciliano sta conducendo in giro per l’Italia. Non si tratta di una novità assoluta visto che nel 2005 Roy aveva inciso (e si era esibito con la stessa formazione) l’album “Wei Wu Wei”, passato però quasi inosservato. Ma l’intento primario di Paci è stato quello di realizzare un progetto poco o nulla etichettabile, servendosi di musicisti dall’impronta e dal taglio per nulla convenzionali. Il poliedrico trombettista di Augusta (Siracusa), sempre intrigato dalle mille sfaccettature del jazz meno accademico, questa volta mette in campo l’aspetto più sperimentale del genere, quello che flirta decisamente con le correnti più avanguardistiche provenienti d’oltreoceano (la no-wave newyorkese o le asperità ardite alla Miles Davis e alla Lester Bowie), contaminandosi di electro e talvolta addirittura sfiorando (con il suo ensemble) le dissonanze spiazzanti e deviate dei King Crimson della metà dei Settanta. In fondo Rosario (detto Roy), classe 1969, ha iniziato a fare jazz fin da giovanissimo quando nel 1986 ha cominciato a far parte del gruppo del sassofonista Stefano Maltese, As Sikilli, proseguendo poi la sua avventura all’interno di altri gruppi sperimentali (Zu, Trionacria, Ex & Brass Unbound e Mondo Cane) tra il 1997 e il 2001. E da quel tempo Paci non si è mai seduto sugli allori aggiungendo sempre nuovi tasselli alla propria formazione musicale e al proprio bagaglio di conoscenze. “Blaccahénze” (un’espressione dialettale abruzzese che significa casino, bordello) è il titolo del nuovo album presentato per l’occasione a rispecchiare una delle anime più sperimentali dell’artista siciliano. Sia lui che i musicisti che l’accompagnano costituiscono un collettivo muscolare che ha messo in essere una sorta di laboratorio di idee, mostrando grande affiatamento nell’adottare tecniche d’improvvisazione non obbligatoriamente jazzistiche; il tutto arricchito da una venatura di contaminazione di sonorità provenienti dalla terra d’origine di Roy, la Sicilia. La formazione dei CorLeone, priva di basso, oltre al leader Paci (che suona tromba e flicorno), consta di Marco Motta (sax baritono), Guglielmo Pagnozzi (sax alto), John Lui (chitarra e synth), Alberto Capelli (chitarra) e Andrea ‘Vadrum’ Vadrucci (batteria); tutti musicisti proveniente da ambienti musicali diversi. “Ho voluto fortemente registrare un secondo album dopo il primo nel 2005 – Wei Wu Wei N.d.R. -, perché avevo l’esigenza di esprimere i miei nuovi orizzonti musicali, le composizioni scritte in tutti questi anni frutto delle mie esperienze con tanti musicisti eccezionali e di un lavoro specifico sulle mie ricerche clivotonali con l’accostamento di strumenti musicali all’elettronica”. I 75 minuti del concerto nella Sala Petrassi, dinanzi ad un pubblico di circa trecento persone, scorrono taglienti, offrendo un’impeccabile sintesi delle potenzialità ancora non del tutto espresse da una formazione che ha sicuramente larghi margini di miglioramento. Sono stati eseguiti dal vivo i brani inclusi nel disco “Blaccahénze”. La tromba ed i sassofoni si intrecciano e si rincorrono di frequente, lasciando ampio spazio all’improvvisazione; calda ed ipnotica risulta “Budstep Infected”, mentre “Oeil Reloaded” fa leva su un lungo assolo di tromba. (Luigi Lozzi)


✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 2 Maggio 2013

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