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Venezia: ovazione per Philomena di Stephen Frears.

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A leggere la sinossi non è che venga una gran voglia di assistere alla proiezione: una madre cerca il figlio che cinquant’anni prima le era stato portato via e venduto a degli americani dalle suore quando il piccolo aveva poco più di tre anni. Poi si prova ad andare a vederlo, così, per curiosità e perché il nome del regista è importante. E si esce dalla sala dopo aver visto un film bellissimo. Bellissimo. Il tema affrontato è essenzialmente la brutalità del rigore religioso, spinto all’estremo in un convento di suore che accolgono giovani ragazzine mandate dalla famiglia a espiare i peccati carnali, assieme al frutto dei loro peccati. Un piccolo mondo violento, spietato e inumano racchiuso dentro le mura di Iddio, complice inconsapevole di chi pretende di sapere ciò che Dio vuole. Il bello del film è il modo di affrontarla, questa brutalità. Mentre lo si guarda ci si incazza come bestie, poi si piange di tenerezza, e un attimo dopo si ride con piacere per una battuta in puro stile british. È tutta un’altalena di percezioni e di ormoni che circolano. Chi non vorrebbe essere lì, alla fine, davanti alla suora anziana e dirle ciò che si pensa della sua vita aggrappata al voto di castità? E chi non ha riso all’inizio del film, quando al ristorante si parla di protesi d’anca, del Mago di Oz e di artrite alle ginocchia? Questo è Philomena, una girandola di emozioni in salsa anticattolica. Fantastica Judi Dench (dal 1995 e fino all’ultimo episodio, dove muore, M nei vari James Bond), della quale ci innamoriamo, splendida ottantenne, con il suo sguardo altero e allo stesso tempo pieno di tenerezza e ingenuità, mentre ti racconta dell’ultimo romanzetto rosa che ha letto, rimanendo sorpresa dal finale. Sorprendente Steve Coogan, assolutamente credibile nella parte dell’ex spin doctor Blairiano, che segue la ricerca del figlio perduto all’inizio non senza il cinismo tipico dei giornalisti d’assalto, ma poi con sincero coinvolgimento. Gli applausi durante la proiezione e quello lunghissimo alla fine, sembrerebbero ipotecare il Leone d’oro, ma si sa: Venezia alla fine sorprende sempre. (Alessandro Grainer)


✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 2 Settembre 2013

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