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Intervista a Le Strade: elettronica, energia e parole sospese

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Non di certo svetta l’entusiasmo a livelli stellari ne tantomeno siamo di fronte a chi nel futuro ripone fiducia e divenire costruttivo. Dal titolo del nuovo EP de Le Strade non abbiamo via di fuga: “Poco tempo per sopravvivere”. Un concept di 4 inediti di cui uno splendido strumentale lascia appiccicata addosso, come afa estiva, quel sentore di ansia e di rabbia, di rivoluzione “inutile” e di serena rassegnazione. Un elettropop da cui i compagni Subsonica fine anni ’90 ci hanno segnato giovinezze e amori e da li riprendiamo il filo per arrivare oggi nelle varie contaminazioni. Il video di lancio è del singolo “A.M.F.” da cui trarre tutto il necessario per comprendere e capire. L’evoluzione della specie e l’industria discografica della nicchia. Bel fermento. Di seguito l’intervista al leader della formazione Alessandro Brancati.

Intervista ad Alessandro Brancati (Le Strade) di Alessandro Riva

“Poco tempo per sopravvivere”: la musica ha ancora tempo per sopravvivere?
Ovviamente, sì! Il titolo non vuole fare riferimento alla mancanza di esistenza di arte anzi, incita proprio a soddisfare tutti i bisogni tramite i propri strumenti per esprimere le proprie arti. Abbiamo troppo poco tempo per pensare a noi stessi, pensiamo troppo a metterci nella condizione di tirare avanti piuttosto che concedere tempo alle aspirazioni e ai sogni. Ho sempre pensato che vivere sia fare di tutto affinché si realizzi qualcosa di meraviglioso, il tuo sogno.

Il Sonny Boy di Lucio Dalla è una delle vostre citazioni. Da dove salta fuori?
Sonny salta fuori da una serata molto particolare. Ero in giro per Bologna, la mia città. Premetto che quando cammino ascolto sempre musica e in quel periodo mi ero stancato di ascoltare il genere di musica di turno e decisi di tornare alle origini inserendo nel player “Il Parco della Luna” di Lucio Dalla. Aiutato dalla pioggia che cadeva anche sotto i portici bolognesi mi venne l’idea di cercare di raccontare Sonny Boy in maniera differente da come se lo immaginò il Maestro. Sonny semplicemente ero diventato io.

Poi Orwell non manca a chi ha brutti auspici per il futuro. Se aveste un “Parlascrivi” per cambiare la storia, quella della musica per esempio, da dove iniziereste?
Non cambierei davvero niente, tutto va come deve andare, nel bene e nel male. Purtroppo abbiamo avuto i Vampire Weekend, per fortuna sono esistite le Spice Girls.

Ci piace questo sound che attinge a piene mani dagli anni ’90. Forse troppo? Forse troppo identificabili? Scelta o stato di cose venute per caso?
A me di che anno siamo davvero poco importa. A me importa che vieni al concerto e canti insieme a me quello che ho da dire, davvero. Se uno fa rock elettronico, ci canta sopra in italiano con un taglio un po’ pop, viene subito accostato a certe sonorità degli anni ‘90. Di certo quel periodo ci ha influenzato, ma per rispondere alla tua domanda ti dico che la scelta non è stata voluta.

Ispirazioni e obiettivi. Chi vorreste essere e a chi non vorreste assomigliare??
Vorremmo essere Salmo, vorremmo non essere Elio e Le storie Tese.

Denunciate uno stato di cose ma non sembrate aver voglia di rivoluzione, e invece??
La rivoluzione, quella vera, probabilmente non la vuole veramente nessuno. Se fossi stato un vero rivoluzionario sarei stato in prima linea in strada. Non lo faccio. Faccio quello che posso, utilizzando lo strumento a me più naturale per esprimermi, la musica. Cerco una vita migliore per me che sia migliore perché quello che ci circonda ci rende migliori.

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