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Goran Bregovic – Champagne for Gypsies (2012)


Più che in altre occasioni Goran Bregovic ha messo al centro del suo nuovo progetto quella gente che ha animato i film Emir Kusturica e ispirato i contenuti delle sue composizioni: la popolazione gitana e la sua musica. «Un disco da bere e da ballare» l’ha definito lo stesso musicista bosniaco, aggiungendo «la mia musica è adatta ad un pubblico che non ha bisogno di istruzioni». L’artista ha voluto dedicare questo suo disco agli zingari che negli ultimi tempi sono stati vessati e discriminati un po’ dappertutto ed ha poi proseguito nella sua accorata difesa – nelle note interne al booklet che accompagna il CD – ricordando quanti personaggi importanti abbiano avuto un’origine tzigana: Charlie Chaplin, Maria Teresa di Calcutta, Elvis Presley e Django Reinhardt. «Io non credo – ha quindi dichiarato – ci sia un problema da risolvere. Una volta che si decide di aprire le frontiere perché si vogliono vendere Fiat nei Balcani, per trarne un vantaggio, bisogna pure calcolare che il flusso non potrà mai essere unidirezionale. Anche loro, una volta aperte le frontiere, cercano di seguire la via migliore. L’Italia è il paese preferito dai gitani, perché l’Italia ha sempre avuto un cuore per i poveri. Io capisco che per i politici rappresenti un problema pratico, ma bisogna soffermarsi e guardare dentro se stessi: in ognuno di noi si nasconde un piccolo gitano». In circa 40 anni di carriera Bregovic con le sue musiche e i suoi concerti è assurto a simbolo di una cultura tormentata e controversa, regalando emozioni a chiunque l’abbia ascoltato. “Champagne for Gypsies” è un disco di gioiosa esuberanza etnica che può far felice non solo l’attento appassionato world ma anche la schiera di entusiasti praticanti della danza ‘tout-court’ visto che gli sfrenati ritmi balcanici, che abbiamo imparato ad amare attraverso i film di Kusturica, fanno da spina dorsale ad un lavoro che fa leva su danze tradizionali dell’area di origine (e appartenenza) del musicista, ed oggi sono patrimonio culturale di tutti. L’album, fortemente legato alla cultura dell’Est Europa, arriva a quattro anni di distanza da “Alkohol” e al culmine di una lunga serie di attività che ha visto Goran instancabile protagonista in giro per il mondo, tra colonne sonore, concerti, e perfino animatore prestigioso dell’ultima Notte della Taranta di Melpignano (dove è stato nominato “Mastro Concertatore”). Il colorato contributo degli ottoni regala indiscusso fascino tzigano (e trasversalità) ai brani, i cori sono il complemento insostituibile a ritmi veloci e ballabili che infiammano i cuori. Nella sua architettura d’impostazione il lavoro accoglie tra le sue ampie braccia la partecipazione di numerosi artisti che vanno a impreziosire ed arricchire il risultato finale; spiccano le presenze di Eugene Hutz dei Gogol Bordello (“Be That Man” e “Quantum Utopia”), dei immarcescibili Gypsy Kings (“Presidente”, “Balkaneros”), della cantante irlandese Selena O’Leary e del rumeno Florin Salam. “Bella Ciao”, fiore all’occhiello delle esibizioni live di Goran da oltre una decina d’anni ancora si porta dietro stucchevoli polemiche legate alla sua natura di tabù ideologico: dopo una breve intro sulle note dell’Inno di Mameli e in versione scatenata, è dedicata a una delle nostre canzoni popolar-politiche più appassionate e amate lungo lo Stivale, e Goran accompagnato dalla fedelissima Wedding and Funeral Band, gli regala una affascinante cadenza gitana. Chapeau! (Luigi Lozzi)


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