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Soundgarden – Louder Than Love (1989)


Louder Than Love segna l’ingresso del Seattle-sound nell’apparato digestivo delle major che poi lo cagheranno una volta averne succhiato tutte le iniziali proprietà nutritive e averle metabolizzate trasformandole in denaro sonante. Il primo compromesso è quello di “trasformare” il titolo Louder Than Fuck in un più rassicurante Louder than love nonostante il disco rimanga, nelle liriche e nel suono, impregnato di sesso. Ai tempi dell’amore, il grunge è dunque ancora rabbioso e carico di proteine e sangue. Quello dei Soundgarden più di quello di tanti altri. Lo si avverte già dai primi passi di Ugly Truth che è un disco destinato a schiacciarti: batteria lenta ma pesante, quindi un attacco di chitarra di chiara discendenza Bauhaus che viene aggirato dopo trenta secondi da un riff doomedelico e sabbathiano, fino alla resa definitiva. Quindi la voce di Cornell che si erge maestosa come una fenice rinata dalle ceneri dei Zeppelin. L’aeroplano di Seattle prende il volo, si alza in quota, bombarda gli Stati Uniti d’America, poi l’intero Occidente. Abbandonando i tratti più sperimentali e cerebrali del debutto e facendo leva su una produzione meno amatoriale e più adeguata a definire i tratti di un metal cangiante e plumbeo, i Soundgarden sfoderano un’aggressività impetuosa e virile che offre il fianco allo street rock‘n’roll californiano (Get on this snake, Big Dumb Sex) senza tuttavia restarne imprigionato ma addirittura schernendolo sfacciatamente. Cornell, Cameron, Thayil e Yamamoto hanno sempre un’ idea, ritmica o melodica, inusuale, vincente, moderna. E questo nonostante tutto ruoti attorno a due perni principali: Led Zeppelin e Black Sabbath. Incernierati su una furia che è figlia del metal ma pure dell’ hardcore e del post-punk. Ciò che è nuovo, in questo paradossale richiamo a musica già sentita, è questo incesto trasversale, questo erotismo un po’ perverso e malato che scorre tra i solchi come umore genitale tra le gambe di una donna. Louder than love è un disco dalla struttura imponente la cui ombra si staglierà prepotente su tutta la musica di Seattle. La conferma di una band dalla caratura immensa. La voglia di trasgredire risfogliando i vecchi giornaletti porno che tenevamo in soffitta. (Franco Dimauro)


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