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Recensione: New York Dolls – Too Much Too Soon (1974)

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Malgrado goda di reputazione nettamente inferiore rispetto al disco di debutto, Too much Too soon mostra, in maniera forse ancora più sfacciata, l’autentico spirito trash delle New York Dolls. La produzione affidata a George Francis Morton avvicina in maniera del tutto naturale la band newyorkese a una delle sue principali fonti di ispirazione ovvero la musica delle girls-band bianche degli anni Sessanta, Shangri-Las in primis (Morton era stato l’uomo dietro Leader of the pack, Remember, Give him a great big kiss, What is love, I can never go home anymore, Sophisticated Boom Boom, Dressed in black), dando meno gain alle chitarre, adulterando il suono grezzo del gruppo con l’uso di qualche effetto (come era già stato per i dischi delle Shangri-Las) e l’aggiunta di cori femminili e consegnando nelle mani di Johansen e Thunders qualche oscuro 45giri della sua collezione con l’intento di aggiungere qualche cover alla scaletta del disco, per rendere il gioco ancora più grottesco e allo stesso tempo, credibile. La scelta cade su Bad Detective dei Coasters, Showdown di Archie Bell & The Drells e Stranded in the jungle dei Jayhawks cui viene aggiunta la Don‘t start me talkin’ di Sonny Boy Williamson che le Dolls hanno in repertorio già da un paio di anni. È un suono da cui pescheranno a piene mani un nugolo di grandi band (quanto Fleshtones c’è dentro Don‘t start me talkin’ e It‘s too late oltre che, ovviamente, dentro i Chesterfield Kings del muro di Berlino? E quanto sleaze rock deve il suo unico motivo di esistenza dai riff di Human Being e Who are the Mistery Girls? senza cui forse neppure i Damned sarebbero mai nati? O basti pensare, ascoltando Bad Detective e Stranded in the jungle che in fondo tutto quello che avrebbero detto i King Kurt in fatto di rock‘n’roll della giungla qualche anno dopo, era già stato detto. E ancora, come tacere dell’attacco di Puss ‘n boots che i Sex Pistols avrebbero ripreso pari pari per la loro Liar senza essere mai citati per plagio?) e che ha raggiunto in pochissimo tempo un livello espressivo efficace e convincente. Ma, soprattutto, Too much Too soon rappresenta la scelta precisa e coraggiosa di defilarsi dal ruolo di nuovi eroi del rock‘n’roll in favore di quello di intrattenitori sarcastici e beffardi. In perfetta antitesi con gli Stones che quell’anno pubblicano il serioso e inopportuno It‘s only rock ‘n’ roll. Le New York Dolls scelgono di smascherare la loro vulnerabilità, senza alterare il ghigno burlone che li contraddistingue. (Franco Dimauro)

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