Miza Mayi – Stages of a Growing Flower, 2019 | Recensione

Miza Mayi - Stages of a Growing Flower, 2019 | Recensione
Un ascolto pregiato, internazionale nel suo DNA e fin dentro le ossa della struttura portante. Esordio della cantante e cantautrice italo-africana Miza Mayi dal titolo States of a Growing Flower che tra le featuring si lascia sottolineare il bellissimo sax di Jessica Cochis.

Nel resto di questi 11 inediti spicca come un riferimento estetico la bellissima voce nera di Miza che, dal soul di maniera, si tinge anche di progressioni jazz e blues ovviamente senza mai tralasciare la sensazione di avere a disposizione uno certo tipo di scat e quel forte piglio di chi sa come improvvisare e gestire con naturalezza scale e melodie.

Dunque il mio focus in primis è proprio sulla voce: anello che regge e che coordina tutto questo disco che parla di se, di una bambina che diviene donna, di fragilità ma anche di leggera consapevolezza. E poi gli arrangiamenti che disegnano quel lounge di alti profili americani che poi diviene sognante ed etero nella preziosa Walk away o si fa pop di qualità con canzoni tipo In My Dreams.

E infine il soul si arricchisce di momenti corali quasi gospel – o quanto meno è quella la direzione che scelgono di prendere – nella chiusa goliardica di Tom Tom Town dove si celebra, a mio modo di vedere, la consapevolezza.

Quindi l’equilibrio è assai stabile e ben confezionato, un equilibrio di ingredienti che coniuga assieme l’elettronica digitale e i suoi confini di raffinata estetica con la realtà di un sax seducente (che in momenti pop come Assurdità san caratterizzare il tutto come diversamente si sarebbe potuto fare) o di questa voce che non spicca di chissà quale timbrica particolare – il richiamo a tutta quella scuola di voci rosa del genere è immediato – ma restituisce agio e gusto fin dal primo impatto.

Il tutto in un mix assolutamente coerente e potente a cui forse avremmo richiesto una generosità maggiore sulle basse frequenze. In fondo parliamo solo di un esordio e come primo passo direi che c’è di che andare fieri. Anche questa è bella musica italiana. (Alessandro Riva)

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