“Quel filo sottile”, il nuovo album del cantautore Daniele Fortunato

La canzone d’autore di Daniele Fortunato, maestro delle elementari, piemontese di nascita ma romagnolo di adozione, è una canzone fedelmente ancorata a stilemi che spaziano dalla grande scuola De Gregoriana a quel certo gusto milanese per le melodie…

Disco dai ricami pregiati, comodi, classici, assolutamente niente di innovativo ma tutto posato ad arte con un mestiere artigiano che ormai tacceremmo per “antico”, démodé visto l’imperante utilizzo dell’elettronica quasi ovunque.

La canzone d’autore di Daniele Fortunato, maestro delle elementari, piemontese di nascita ma romagnolo di adozione, è una canzone fedelmente ancorata a stilemi che spaziano dalla grande scuola De Gregoriana a quel certo gusto milanese per le melodie…

Brani come Aurora spolverano quasi troppo didascalicamente quel tex mex e quello shuffle alla Il Bandito e il Campione, con quella progressione in minore e quel primo richiamo lirico alla bicicletta (che poco ha a che fare col ciclismo) che quasi sembra una citazione.

Ma per il resto questo disco dal titolo Quel filo sottile (che siede a metà strada tra un concept dedicato alla vita di due protagonisti indefiniti e l’amore verso la propria vita, verso i figli, verso se stessi) scivola all’ascolto con moltissimo gusto dentro questo suono acustico di un piccolo ensemble di chitarra, contrabbasso, fiati e percussioni leggere.

E si inciampa anche sopra derive che strizzano l’occhio a momenti bossa con un brano che – a parte il titolo – trovo sia molto intelligente: parliamo de L’intelligenza delle sfumature, forse uno dei momenti più interessanti dell’ascolto con questo mood in bilico tra Concato di Zio Tom e un Brasile a portata di Cocktail.

Disegni che tra l’altro, arricchiti questa volta dai fiati, ritroviamo appena anche nella leggerezza noir di Come le stelle. Seduzione e nostalgia autunnale dentro quei morbidi passaggi che si dipanano in Barafonda o nella title track di chiusura realizzata con solo voce e chitarra, che sinceramente suona diversamente dal resto del disco: forse un momento di produzione rapito ad un’altra circostanza in cui ho proprio l’idea di una canzone lasciata in questo modo per rispettarne un’esecuzione più ricca del solito. Ma forse sbaglio… di certo è che questo disco è ricco di umana vicinanza. (Alessandro Riva)

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