La morte e il culto di sé. L’amara riflessione di Niccolò Contessa (I Cani) nel nuovo singolo «Un altro dio».

«Un altro dio» non è affatto musica leggerissima, anzi è il suo esatto contrario, perché punta i riflettori su un aspetto centrale dell’umana esistenza: la morte, che la civiltà moderna tratta ancora con “rituali primitivi”.

Con il nuovo singolo Un altro dio, Niccolò Contessa, in arte I Cani, si trasforma in una sorta di predicatore indie contemporaneo.

Poco poco più di cinque minuti di battiti elettronici e atmosfere ambient su cui il cantautore, con voce disturbata ma chiara nella comprensione, riversa la sua profonda e amara riflessione filosofica sulla vita e sulla società di oggi.

In Un altro dio – che non è il Primo dio di Emanuel Carnevali e tantomeno L’ultimo dio di Emidio Clementi – Contessa dà sfogo a un pensiero intimo e articolato, sicuramente impopolare e di difficile comprensione, soprattutto per una collettività come la nostra incentrata sul “culto di sé” e dove “la morte, la malattia e il male sono considerati incidenti di percorsi e non elementi essenziali della condizione umana.

Un altro dio non è insomma musica leggerissima, anzi è il suo esatto contrario, perché punta i riflettori su un aspetto centrale dell’umana esistenza: la morte, che la civiltà moderna tratta ancora con “rituali primitivi”. (L.D.)

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