La musica, per me (2018) di Luca D’Ambrosio e La musica per me (2025) di Corrado Augias condividono un titolo simile, ma raccontano la musica da prospettive opposte: corale e documentaria la prima, intima e autobiografica la seconda. Un confronto che rivela la ricchezza di approcci su quel mondo fatto di suoni e parole.
La musica per me
Nel panorama editoriale italiano, capita talvolta che titoli quasi identici (per non dire uguali) accompagnino opere molto diverse nei contenuti, ma accomunati dalla stessa passione di fondo. È il caso dei libri La musica, per me di Luca D’Ambrosio (Arcana, 2018) e La musica per me di Corrado Augias (Einaudi, 2025): due lavori separati da anni, approcci e intenti distanti, ma uniti da un interesse condiviso per l’ascolto e la riflessione musicale.
Pubblicato nel 2018 e con una prefazione del mai dimenticato Ernesto Assante, La musica, per me è una raccolta di interviste curate da Luca D’Ambrosio, in cui a parlare sono cinquanta artisti appartenenti a generi e generazioni differenti. L’autore, dopo aver introdotto il libro e ciascun musicista, scompare per lasciare spazio a una “polifonia” di voci che rispondono alla domanda: “Come funziona la musica?“. Ognuno degli intervistati offre a D’Ambrosio una visione personale del rapporto con la musica. Il libro ha una struttura corale, quasi documentaria, che lo rende una testimonianza viva della varietà di sguardi su quel mondo fatto di suoni e parole. (Acquistalo qui)
Uscito nel 2025, La musica per me di Corrado Augias è invece un libro intimo e saggistico, in cui il noto giornalista e scrittore ripercorre alcune tappe della propria vita attraverso brani e compositori che lo hanno segnato. Non si tratta di una rassegna di generi né di una guida tecnica, ma di un diario d’ascolto colto e personale, che mescola memorie, riflessioni estetiche e riferimenti letterari. La musica diventa qui strumento di conoscenza e occasione di racconto, intrecciandosi a esperienze pubbliche e private. (Acquistalo qui)
Se il titolo principale (diverso solo per una virgola) potrebbe generare inizialmente confusione, le differenze tra i due libri sono nette. D’Ambrosio lavora per sottrazione, restituendo uno spazio di parola a chi la musica la vive in prima persona; Augias, al contrario, pone se stesso al centro della narrazione, offrendo una lettura soggettiva e raffinata del valore della musica nella vita di un uomo colto. Entrambi i volumi, pur con voci e metodi diversi, confermano quanto la musica resti, per ciascuno, una materia profondamente individuale, eppure universale. (La redazione)
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