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Rickie Lee Jones – The Devil You Know (2012)

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Il nuovo disco della Duchess Of Coolsville, come recita il titolo di un suo album antologico, arriva a tre anni dall’ultimo composto di material inediti (Balm in Gilead), e si tratta di un album di cover (come lo erano stati Pop Pop del 1991 e It’s Like This del 2000), un territorio nel quale può esprimere meglio il desiderio che l’ha sempre distinta di volersi mettere continuamente in gioco. Profilo ancora una volta defilato per una delle grandi cantautrici emerse negli anni ’80 – il debutto lo ricordiamo risale al ’79 con il magnifico album omonimo – e da allora trasformatasi in figura ‘cult’. Nel mantenersi in equilibrio tra songwriting e jazz ha optato per il non cedere alle lusinghe dello showbiz – non è interessata (e mai lo è stato) al raggiungimento del facile consenso generale – ed ha proseguito sulla sua strada all’insegna della anti-convenzionalità, tra album più o meno riusciti ma sempre affascinanti, sempre motivati da una spinta creativa. Il pregio maggiore che ha la musica di Rickie Lee Jones è quello di resistere a qualsiasi tipo di classificazione, suddividendosi equamente tra il rispetto per la tradizione e la vena iconoclasta che da sempre contraddistingue le sue composizioni. La sua musica spazia in un ampio range di stili e di generi, partendo dalle ballate più soft per arrivare a sperimentalismi sonori arditi. Così alla luce di queste premesse si comprenderà anche meglio il senso della trasfigurazione (al limite dell’irriconoscibile) operata dalla Jones su un pugno di brani di grandi cantautori folk e rock, rivestendoli di nuovo intimismo. Ultimamente ha privilegiato la ricerca vocale, riducendo ai minimi termini il forbito corollario strumentale e compositivo, non c’è più l’urgenza di una volta di pennellare composizioni. Prodotto da Ben Harper – che firma pure l’unico pezzo originale presente, “Masterpiece” – “The Devil You Know” ha una struttura acustica ridotta all’essenziale. In apertura “Sympathy For The Devil” dei Rolling Stones, può disorientare l’ascoltatore, con quella sua opaca versione denudata di tutta la sua primaria componente rock, per diventare un lungo, interminabile, stravagante ‘walking & talking’: sembra quasi una improvvisazione “free”. “Comfort You” di Van Morrison è tratto dal sottovalutato “Veedon Fleece“ del ’74, ha un avvio ‘a cappella’ per ingentilirsi in seguito; Rickie ha detto: “ho scelto questo pezzo di Van istintivamente, perché è una canzone che parla a me ed al mio cuore; ha delle liriche di incredibile bellezza”. “The Weight” della Band di Robbie Robertson è introdotta da un incisivo e scarno fraseggio pianistico. Il valzer di Neil Young, “Only Love Can Break Your Heart”, perde il suo respiro affidandosi ad una ritmica essenziale, per “Catch The Wind” di Donovan Rickie Lee dice d’avervi trovato nel tessuto una delicata tristezza. “Reason to Believe” (tinteggiato di pallide colorazioni celtiche) di Tim Hardin e “Seems Like A Long Time” (ha un non so che di chiesastico, un po’ per via dell’organo, un po’ per via della voce che vira al soul) di Ted Anderson, curiosamente appaiono entrambe sull’album di Rod StewartEvery Picture Tells a Story”. La voce della protagonista, meno granulosa, è più oscura, enigmatica e convincente. La Jones si misura pure col un traditional qual è “St James Infirmary”, diventato uno standard del jazz (ed interpretato tra gli altri da Louis Armstong e Billie Holiday): “l’ho imparata da mio padre – ha detto l’artista – che si dilettava ad interpretarla proprio come l’ho fatta io”. L’altro pezzo degli Stones, “Play With Fire”, suona accattivante. Svela, Rickie, anche una curiosità: “C’era una canzone di Tom Waits, “The Heart Of Saturday Night”, che avevo scelto, poi Ben mi ha convinto che non fosse il caso di inserire una canzone di un ex e che comunque era un brano già interpretato da tanti”. È un disco meno immediato di qualche altro – potremmo, però, mai affermare che un disco di Rickie sia in qualche circostanza “easy”? – ma che certo non deluderà lo zoccolo più attento dei suoi fan. (Luigi Lozzi)


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