Con le sue composizioni Cristiano De Vitis dimostra di possedere una prospettiva aperta e lunga, lontana dalle attuali mode, figlia molto probabilmente di un background culturale non comune per un ragazzo di diciotto anni.
Il giovane cantautore romano Cri. (all’anagrafe Cristiano De Vitis) mette in scena un art pop barocco davvero originale e futuribile, decisamente lontano dagli attuali stereotipi musicali nazionali.
Quelle di Cri. sono infatti canzoni fuori dai soliti cliché it.pop, hip hop e trap che la stragrande maggioranza dei media italiani inseguono continuamente quasi fossero gli unici riferimenti possibili.
Con le sue composizioni Cristiano De Vitis dimostra di possedere una prospettiva aperta e lunga, lontana dalle attuali mode, figlia molto probabilmente di un background culturale non comune per un ragazzo di diciotto anni.
Per accorgersene basta perdersi in una delle sue qualsiasi composizioni (Naked hands, Milk, Cup of tea, Role, Lick my tears, Sleepy, Shhh, Freud) in cui il musicista romano palesa una scrittura cristallina, elegante e passionale assieme a una continua ricercatezza musicale.
Le sue sono ballate intense, introspettive e malinconiche che vanno ben oltre il semplice esercizio manieristico nazional-popolare al quale purtroppo oggigiorno siamo abituati. Che poi non possa essere il vostro genere o artista preferito è più che sacrosanto, tuttavia è altrettanto ineluttabile che quel che sta facendo Cristiano De Vitis è qualcosa che va al di là del semplice concetto di musica. Perché, alla maniera di David Bowie, nelle canzoni di Cri. non c’è soltanto un suono ma anche una visione.
Nulla a che vedere insomma con la solita “musica da supermercato”, almeno finora. (La redazione)
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