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Vito Solfrizzo – La terra dei Re, 2019 | Recensione

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Con questo secondo album dal titolo La terra dei Re, Vito Solfrizzo – cantautore pugliese con un passato nei Lorian e con un esordio da solista nel 2017 – si diverte spingendo forte sull’acceleratore del pop-rock parlando di società, inganni e buoni sentimenti. Ciononostante, le dodici tracce che compongono il nuovo disco palesano “architetture” fin troppo stereotipate, sia pur ben arrangiate e suonate.

Si diverte, dicevo, prendendo di mira questi tempi sempre più precari, falsi e omologati di cui, tuttavia, sembra esserne inconsapevolmente parte (forse, vittima). Il concetto è semplice: come si può pensare di combattere il Sistema, oppure offrire un’alternativa alla musica dei vari Talent Show, con brani come Il paradiso dei sogni, La terra dei Re e Senza età (mi fermo qui) che non dicono nulla di nuovo, tantomeno nell’approccio vocale?

Ok, sicuramente – anche se rischio di ripetermi – musicalmente sono canzoni studiate nei minimi particolari dove ogni suono, strumento e parola inserita o utilizzata ha il giusto posto, ma non è certamente questo che quelli come me (come noi?) cercano nella musica.

Quello che cerco (o cerchiamo?) è un brivido leggero, una nota, una vibrazione fuori luogo, inattesa, obliqua. Qualcosa insomma di diverso, se non addirittura inaudito, che ci sorprenda o che, magari, ci faccia gridare al miracolo. Purtroppo non è questo il caso. D’altronde, basta guardare la copertina. (Paolo Corinzi)

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✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 20 Settembre 2019

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