I migliori album del primo semestre 2021

È arrivata l’estate e questi sono i migliori 10 album pubblicati nei primi sei mesi dell’anno. Buon ascolto.

Con l’arrivo dell’estate abbiamo pensato di redigere questa prima classifica dell’anno.

Quelli che seguono sono, a oggi, i migliori dieci album pubblicati nei primi 6 mesi del 2021.

Per scoprirli e ascoltarli (alcuni in parte, altri totalmente) basta scorre la pagina verso il basso.

Ti ricordiamo che puoi seguire i nostri aggiornamenti e le nostre classifiche e playlist anche su Spotify. (La redazione)

#1. «Promises» (Floating Points, Pharoah Sanders e London Symphony Orchestra)

Il producer e DJ di Manchester Sam Shepherd, meglio noto come Floating Points, ha speso ben cinque anni di lavoro per realizzare questo ambizioso progetto di musica ambient che vede la fondamentale collaborazione del sassofonista jazz Pharoah Sanders e le orchestrazioni della London Symphony Orchestra. L’album si intitola “Promises” ed è diviso in nove movimenti. Solo per palati sopraffini e anime sensibili.

#2. «For Those I Love» (For Those I Love)

For Those I Love” è l’omonimo album di debutto del musicista e producer di Dublino David Balfe. Un disco straordinariamente poetico e attuale che passa in rassegna nostalgia, dolore, perdita e lutto, ma anche temi sociali. Un lavoro godibilissimo e alla portata di tutti perché in fondo, al di là dell’elettronica utilizzata, “For Those I Love” è fatto soprattutto di “canzoni pop” dalle melodie intelligenti e dai ritornelli memorabili e accattivanti. Alla stregua dei suoi conterranei e contemporanei Fontaines D.C. e Murder Capital, David Balfe realizza un meraviglioso ritratto dell’Irlanda di oggi. Necessario.

#3. «Black to the Future» (Sons of Kemet)

I Sons of Kemet, collettivo jazz britannico dalle influenze rock e folk guidato da Shabaka Hutching, hanno dato un degno seguito a “Your Queen is a Reptile” del 2018. Si intitola “Black to the Future“ ed è un lavoro musicalmente e culturalmente “olistico” che pone le basi per il prossimo, imminente futuro. Il cambiamento è iniziato. Si torna alle radici.

#4. «Carnage» (Nick Cave & Warren Ellis)

L’amicizia e il sodalizio artistico tra Nick Cave e Warren Ellis hanno dato vita a uno degli album più belli dell’anno, se non altro di questa prima parte del 2021. Un’opera pop/rock dai toni melodrammatici e ferini con al centro la straordinaria e inconfondibile voce di Cave che ancora una volta, in un momento di crisi (questa volta epocale), riesce – con la geniale complicità di Ellis – a trasformare il dolore e la sofferenza in energia positiva. Il risultato di questa sorta di catarsi prende il titolo di “Carnage”. Un disco che va dritto al cuore: schietto, impulsivo, oscuro, teatrale, ma pieno di infinita speranza.

#5. «Call Me If You Get Lost» by Tyler, The Creator

Sesto album per il rapper di Los Angeles Tyler Gregory Okonma che per l’occasione collabora con la crema dell’hip hop come 42 Dugg, Daisy World, Domo Genesis, Brent Faiyaz, Fana Hues, Lil Uzi Vert, Lil Wayne, NBA YoungBoy, Teezo Touchdown, Ty Dolla $ign e Pharrell Williams. “Call Me If You Get Lost” è un caleidoscopio di suoni, umori e colori dall’inconfondibile stile black di Tyler che, come pochi altri, riesce a muoversi liberamente tra neo-soul, contemporary r&b, death rap, jazz hip hop.

#6. «They’re Calling Me Home» (Rhiannon Giddens with Francesco Turrisi)

Registrato in Irlanda, in appena sei giorni, durante la Pandemia da Covid-19, They’re Calling Me Home è il secondo album di Rhiannon Giddens (con Francesco Turrisi). Un delizioso e trascinante disco di musica folk in bilico tra tradizione e contemporaneità, classicità e innovazione, senza mai scadere nella banalità. Godibilissimo.

#7. «Afrique Victime» (Mdou Moctar)

In “Afrique Victime” c’è tutta la passione di Mahamadou Souleymane, aka Mdou Moctar, per la sua terra natale. Con questo nuovo lavoro discografico, il chitarrista e cantante del Niger fa delle tradizioni musicali nordafricane e tuareg gli elementi principali di un suono innovativo e contemporaneo, diffondendo altresì un messaggio messaggio di speranza e resistenza.

#8. «An Overview on Phenomenal Nature» (Cassandra Jenkins)

Potremmo definirlo un disco folk-pop frammentato e alternativo, ma dalle proprietà curative e terapeutiche. Un album, il secondo di Cassandra Jenkins, in grado di lenire le piccole sofferenze quotidiane attraverso canzoni dai toni poetici e intellettuali che mettono al centro di ogni storia la stessa cantautrice di Brooklyn. An Overview on Phenomenal Nature è difatti un lavoro autoreferenziale, solipsistico che, tuttavia, ci rivela un’artista dai modi gentili e mai fastidiosi. E il merito di tutto ciò, forse, è anche del produttore e polistrumentista Josh Kaufman.

#9. «Un sogno di Maila» (Amerigo Verardi)

Dopo il sorprendete “Hippie Dixit” del 2016, Amerigo Verardi ci consegna la sua opera migliore per equilibrio e trasporto. Lontano dai paradigmi del passato (Allison Run, Lula, Lotus) ma tuttavia carico di tutto il background musicale dell’artista brindisino,Un sogno di Mailasi conferma il disco della maturità artistica e intellettuale del cantautore italiano che catapulta l’ascoltatore in un viaggio universale fatto di musiche, parole e umanità. Un album di facile presa che all’occorrenza sa essere tanto onirico e immaginifico quanto attuale realistico.

#10. «Ira» (Iosonouncane)

Con “Ira” il musicista Jacopo Incani (alias Iosonouncane) continua il suo percorso sperimentale all’insegna di elettronica, progressive, jazz, psichedelia, world music. Un intenso flusso sonoro – a tratti destrutturato – attraverso il quale Incani tenta di esplorare nuovi linguaggi musicali, prendendo le distanze dalla solita “forma canzone”. Un obiettivo quasi completamente riuscito dopo cinque anni di duro lavoro. Capolavoro o no, “Ira” è senza dubbio un album che segna, per l’autore e in qualche modo anche per la musica italiana, un passaggio importante.

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